Alberto Negri, Il Sole 24 Ore 19/5/2011, 19 maggio 2011
EGIZIANO IL SUCCESSORE DI BIN LADEN
Che faccia abbia davvero Saif al-Adel, il nuovo capo operativo di al-Qaida, non lo sappiamo. Una foto assai datata e pubblicata dall’Fbi nel 2001 mostra un giovane egiziano azzimato e fresco di barbiere. Proviamo a immaginare quale sia il suo rifugio: se è un leader combattente, come dicono, è probabile che si trovi sulle alture scoscese tra Pakistan e Afghanistan. Non si può neppure escludere però che sia di base nella ribollente Quetta, capitale del Balucistan e di mille trame della Jihad, oppure occultato in una megalopoli di dieci milioni abitanti come Karachi, dove ogni tanto viene pescato un capo dell’organizzazione.
Ma dopo la clamorosa latitanza di Osama bin Laden in un villone a 70 chilometri da Islamabad, che lo ha ospitato per cinque anni vicino alla caserma dei cadetti, non dovremmo sorprenderci se Adel fosse l’ignorato vicino di casa di qualche generale pakistano. In fondo, dieci anni dopo l’11 settembre, parliamo e scriviamo di cose e personaggi di cui, a volte, abbiamo una conoscenza assai vaga.
Persino la data di nascita è incerta: tra il 1960 e il 1963. E qui già cominciano gli interrogativi: gli esperti affermano che era un colonnello delle forze speciali nell’1987 quando organizzò un attentato a un ex ministro. È strano che nei ranghi si trovasse un alto ufficiale di soli 25 anni, gli egiziani dovrebbero ricordarselo. Ma al Cairo, dove al-Qaida non ha nessuna presa, oggi hanno altre faccende di cui occuparsi.
Saif al-Adel, la Spada della Giustizia, è comunque membro di al-Qaida da parecchi anni ed è ritenuto tra i responsabili degli attentati alle ambasciate americane di Nairobi e Dar es Salam nel 1998 che provocarono oltre 200 morti. L’annuncio della sua nomina è stato dato alla Cnn da Nomam Benotman, che si autodefinisce l’ex capo della guerriglia islamica in Libia, uscito diversi anni fa da al-Qaida, residente a Londra con il beneplacito dei servizi di sua Maestà e ormai una star delle tv anglosassoni.
La notizia, rilanciata anche da al-Jazeera, sembra affidabile ma il vero successore politico di bin Laden non è stato ancora designato: resta in corsa Ayman al Zawahiri, il medico egiziano che per oltre 20 anni ha vissuto a stretto contatto con Osama ed era con lui a Peshawar quando fondarono l’organizzazione che appoggiava i mujaheddin afghani trasformata poi in al-Qaida.
Conosciuto anche con il nome di Muhammad Ibrahim Makkawi, Saif al-Adel ha una lunga militanza. È stato anche lui un capo della guerriglia in Libia e prima ancora ha combattuto contro i russi in Afghanistan negli anni 80. Oltre ai sospetti di una sua partecipazione negli attentati del 1998 alle ambasciate, è accusato della campagna terroristica in Arabia Saudita. Mentre, secondo alcune fonti, Adel, in dissenso con i capi, rimproverava a bin Laden gli effetti negativi dell’11 settembre sull’organizzazione. Dopo la caduta dei talebani, ha trovato rifugio in Iran assieme ad altri militanti di spicco, una retrovia comoda ma politicamente impegnativa.
Con la nomina della Spada della Giustizia a capo militare prosegue dunque l’ascesa degli egiziani alla testa di al-Qaida che verrebbe ulteriormente confermata se sarà Zawahiri a sostituire bin Laden ai vertici politici. Ma nessuno di questi - né Adel né Zawahiri e neppure gli scalpitanti militanti yemeniti - sembra poter vantare il carisma del fondatore e il fascino magnetico di un uomo che attirò una generazione di giovani islamici al culto morboso dell’eroismo suicida e della morte.