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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

Ora l’incubo Aids toglie il sonno all’imputato-star - «Quando la giuria potrà ascoltare la sua testimonian­za, e quando la nostra clien­te potrà raccontare la sua sto­ria pubblicamente, la giuria si renderà perfettamente conto della falsità delle affer­mazioni secondo le quali si sarebbe trattato di un rap­porto consensuale

Ora l’incubo Aids toglie il sonno all’imputato-star - «Quando la giuria potrà ascoltare la sua testimonian­za, e quando la nostra clien­te potrà raccontare la sua sto­ria pubblicamente, la giuria si renderà perfettamente conto della falsità delle affer­mazioni secondo le quali si sarebbe trattato di un rap­porto consensuale. Non c’é stato niente di consensuale in quello che è accaduto in quella camera d’hotel». Così parlò l’avvocato Jeff Shapi­ro, portando la sua pietra an­golare al famedio mediatico già edificato in memoria di Dominique Strauss-Kahn, in carcere a New York vitti­ma di un clamoroso equivo­co: pensava di essere un grande, irresistibile sedutto­re, ed è invece solo un arron­zafemmine compulsivo. Ecco dunque che fine farà, davanti al Tribunale di New York, la modesta strategia di­fensiva cui sta lavorando uno dei difensori del diretto­re del Fondo monetario, il ce­lebre Benjamin Brafman, lo stesso che fece assolvere Mi­chael Jackson dalle accuse di pedofilia. Partita a petto in fuori, convinta di poter cambiare le carte in tavola di­mostrando che all’ora del presunto stupro il signor di­rettore del Fondo era a tavo­la con la figlia Camille, la di­fesa del politico francese an­naspa ora vistosamente, co­stretta a dare per scontato che un rapporto sessuale, malauguratamente, ci fu. E non è neppure detto che sia questo, il peggio, per Strauss-Kahn. Il vero incu­bo, in tutta questa sordida vi­cenda, si chiama Aids. Già, perché si scopre ora che Nafi­satu Dialo (per tutti Ophe­­lia), la cameriera del Sofitel violentata, vedova trenta­duenne madre di una ragaz­za di 15, ha abitato fino a gen­naio in un condominio affit­tato esclusivamente a siero­positivi e malati di Aids. Lo scrive il New York Post, spe­cificando anche il nome dell’ organizzazione, la «Harlem Community Aids United», che aveva dato alloggio a «Ophelia» e alla figlia. Le leg­gi sulla privacy, che in Ameri­ca sono una cosa seria, impe­discono di sapere se davve­ro la cameriera abbia o non abbia avuto problemi di sie­ropositività; ma insomma è un altro incubo, forse quello più angoscioso, che viene a popolare le notti già piutto­sto affollate di spettri di Do­minique Strauss Kahn. Usci­re dal carcere di Rykers Island, il carcere dei «duri» del Bronx dove è ristretto da tre giorni, e dove viene guar­dato a vista per evitare che lo sconforto prenda il soprav­vento, non gli sarà facile. An­che se i suoi legali hanno già proposto il raddoppio della cauzione, portandola da uno a due milioni di dollari. Troppo alto, dicono i giudi­ci, non andando verosimil­mente lontani dal vero, il ri­schio che DSK prenda il volo mettendo qualche migliaio di miglia fra sé e il suo giudi­ce. È in carcere, dunque, che dovrà contentarsi di vederlo la moglie, Anne Sinclair, 62 anni, ricca e famosa ex gior­nalista che difende il marito a spada tratta e incurante dei riflessi negativi dello scandalo ha scelto di stargli al fianco anche in questo frangente. Esattamente co­me una moglie degna di que­sto nome è lecito aspettarsi che faccia, peraltro. La stampa francese, che ha scatenato a New York i suoi migliori inviati, pubbli­ca intanto nuovi particolari sulla cameriera del Sofitel: francofona, alta circa 1.80, guineana d’origine, la don­na che si fa chiamare Ophe­lia è negli Usa da sette anni e si è trasferita a New York nell’ inverno scorso e abita in un modesto appartamento nel Bronx. Il fratello -la prima persona che chiamò raccon­tadogli, in lacrime, che le era accaduto «qualcosa di gra­ve » - dice che Ophelia «è una buona musulmana», e mai e poi mai si sarebbe messa nel­la condizione di rischiare il posto di lavoro. «Ophelia ha bisogno di quel lavoro. Quel lavoro era la sua ancora di salvezza. Ma di quale piano state parlando?». Il «piano», la teoria del complotto cui fa cenno il fra­t­ello di Ophelia continua pe­rò a tenere banco in Francia, dove il 57 per cento degli in­tervistati in un sondaggio (il 70 per cento dei simpatizzan­ti socialisti, addirittura) pro­pende per la teoria del salta­fosso, della macchinazione studiata dai nemici di DSK per metterlo fuori gioco.