Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 19/05/2011, 19 maggio 2011
VERONESI, DE LILLO E GLI ALTRI
«Se esistesse un poster con la gigantografia di Don De Lillo lo avrei già appeso sulla parete della mia camera da letto»: con questa immagine Sandro Veronesi presenterà alle 21 lo scrittore americano sul palcoscenico di Massenzio. «Perché, anche se invecchiando ho acquisito una certa pacatezza, non ho perso la componente fanatica di quando avevo sedici anni e volevo fare lo scrittore e poi ho capito che de Lillo era quello che ha fatto di più: ha consumato il proprio sangue nella letteratura, e ogni volta che io affronto la scrittura di un nuovo romanzo penso a come lo avrebbe scritto lui». Don De Lillo, magrolino con capelli e vestiti in varie tonalità di grigio, ricambia il complimento: «Sto finendo di leggere in questi giorni "Caos calmo" di Veronesi e ho l’ impressione di un lavoro geniale: scrittura umoristica e al tempo stesso triste. La definirei un’ opera d’ arte modernista». I due autori inaugurano questa sera il Festival internazionale delle Letterature diretto da Maria Ida Gaeta e dedicato al tema Storia/Storie (ingresso gratuito, da via dei Fori Imperiali, fino ad esaurimento posti, il botteghino apre alle 19). Veronesi leggerà, insieme all’ attore Andrea Bosca, il suo testo inedito «Caviglie bianche», un dialogo proiettato nel futuro ma ispirato alle recenti tragedie del Giappone: terremoto, tsunami e disastro nucleare. Asia Argento introdurrà Don De Lillo, con la lettura del primo e dell’ ultimo capitolo de «L’ uomo che cade», romanzo tra i più recenti dello scrittore americano, ispirato al crollo delle Torri gemelle. Lui presenterà un testo appositamente scritto per il festival, intitolato «La vecchia e il nano». «Quando ho ricevuto l’ invito per Massenzio - anticipa De Lillo - mi ho pensato di raccontare qualcosa su mio padre e mia madre, che da Montagano (un paesino in provincia di Campobasso, n.d.r.) emigrarono giovanissimi negli Stati Uniti alla fine della prima guerra mondiale. Volevo scrivere sul loro viaggio e sulle cose che sono capitate loro quando sono arrivati in America. A questo punto, dato che è passato un bel po’ di tempo e io sono abbastanza grande per capire che cosa è successo in questi decenni, sono stato sommerso da una montagna di storie. Alcune riguardano i fatti realmente accaduti nel paese, altre le vicende della mia famiglia, altre sono di abbellimento, altre ancora nascono dalla pura invenzione letteraria. La Storia e le storie mi hanno fatto riflettere che esistono due Americhe diverse: l’ America delle promesse, che un secolo fa apriva le porte agli immigrati, e quella che ho vissuto di persona, segnata dall’ assassinio di John Kennedy. Queste due Americhe sono dentro il testo che leggerò». Lauretta Colonnelli