
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le coste italiane sono di nuove invase da disperati che scappano dal Nord Africa, in particolare dal Maghreb e specialmente dalla Tunisia. Ieri un barcone partito da Zarzis era talmente carico che si è spaccato in due nel golfo di Gabès. Un ragazzo è morto, un altro è disperso, dieci sono stati tratti in salvo. Le operazioni di soccorso continuano mentre scriviamo. Il quotidiano tunisino “La Presse” scrive che il porto di Zarzis era controllato da appena 38 poliziotti e da nessun doganiere. Si svolge sotto gli occhi di tutti un fiorente mercato degli imbarchi: i disgraziati che tentano di fuggire dalla fame e dalla quasi guerra civile in corso in quel paese hanno pagato un posto in barca 750 euro i primi una settimana fa, 1000-1500 adesso. Fino a questo momento sono sbarcati a Lampedusa, secondo dati della capitaneria di porto, quattromila nordafricani, in prevalenza tunisini. Intanto sono in corso manifestazioni di piazza anche in Yemen, in Marocco, in Algeria. Non è difficile prevedere un ulteriore, massiccio aumento dell’immigrazione. Per tutti la mèta più ovvia è l’Italia.
• Che si può fare?
Ieri all’una e mezza del pomeriggio s’è riunito il consiglio dei ministri. Sono bastati cinque minuti per proclamare lo stato d’emergenza umanitaria. Sacconi ha poi detto che il nostro governo sta bussando alla Ue, perché l’Europa ci dia una mano a risolvere un problema che affrontiamo noi da soli per conto di tutti quanti.
• L’Europa ci aiuterà?
La Ue ha poca voglia di aiutarci. Sacconi ha eufemisticamente definito il suo modo di precedere lento pede. Critiche analoghe hanno sollevato altri personaggi autorevoli, tra cui lo stesso Romano Prodi.
• Quanti barconi sono arrivati finora?
Solo ieri otto, che hanno sbarcato a Lampedusa – tra mezzanotte e le nove e mezza di mattina - poco più di trecento persone. Il Centro di accoglienza dell’isola è chiuso, il molo Favaloro pullula di disperati, altri sono andati a rifugiarsi al Porto Vecchio oppure nella Casa della Fratellanza di don Stefano Nastasi, parroco dell’isola, o anche nell’Isola dei Conigli. Sono in corso ponti aerei per trasferire in massa gli immigrati nei vari Centri d’accoglienza italiani. Bari e Crotone, soprattutto. Si procede anche via mare, con la motonave Palladio Siremar o con altri traghetti che puntano a Porto Empedocle, Capo Rizzuto o Pantelleria, che ha a sua volta subìto altri sbarchi nei giorni scorsi. Questi centri d’accoglienza, tra l’altro, cominciano a essere pieni. A Lampedusa sono in attesa di partire per una qualche destinazione quasi 1.500 nordafricani. È possibile che il Ministero dell’Interno decida di riaprire il Centro d’accoglienza locale, che tra l’altro è perfettamente funzionante e per il quale si pagano convenzioni con cooperative che provvedono alla manutenzione.
• Come mai è chiuso?
Due anni fa un gruppo di immigrati clandestini ospiti del Centro di Imbriacola forzarono i cancelli, aggirarono i controlli, scapparono per i campi e inscenarono parecchie manifestazioni. Era un momento in cui agli sbarchi succedevano gli sbarchi. Si trattava di gente che partiva dalla costa libica, raggiunta dall’interno dell’Africa a prezzo di indicibili sacrifici. I cittadini di Lampedusa, sindaco in testa, erano stanchi dei disordini e non volevano che l’isola venisse trasformata in una specie di carcere permanente. Il sindaco era lo stesso di oggi, Bernardino De Rubeis. Il Centro era anche attraente per il popolo dei barconi: Lampedusa era meno complicata da raggiungere di altri punti sulla costa e garantiva un’ospitalità non del tutto indecente. Berlusconi e Maroni fecero poi l’accordo con Gheddafi, gli sbarchi cessarono e Imbriacola fu chiuso. Siamo stati tranquilli per due anni, chiudendo naturalmente gli occhi sul trattamento che Gheddafi riservava e riserva a quelli che finiscono nei suoi campi di concentramento. Ora l’esplosione del Maghreb ci rimette nel mirino. Siamo il Paese più importante del Mediterraneo, almeno questo, adesso, è chiaro. L’Europa ci spiega sempre come dobbiamo comportarci, ma poi non muove un dito per collaborare. Sarà interessante vedere come i nostri partner si comporteranno adesso.
• Stanno arrivando altri barconi?
Dieci, nel preciso momento in cui viene scritto questo articolo (le nove di sera di ieri). Lo dice il comandante della capitaneria di porto dell’isola, Antonio Morana. A mezzanotte il primo di questi barconi dovrebbe sbarcare il suo carico. Aspettiamocene, per i prossimi giorni, altre decine. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/2/2011]
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