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 2011  febbraio 13 Domenica calendario

TRANSIZIONE SARÀ LUNGA MA I MILITARI SONO DIVISI

Non credo ai modelli, iraniano o turco, si arriverà a una soluzione egiziana. Si è aperta un’era nuova, si devono formare soggetti politici, ci vorranno molti anni a meno di forze contrarie che portino indietro questo processo. Non conosciamo però le intenzioni delle forze armate, divise al loro interno anche da interessi economici. Immaginare che vi sia un consenso fra piazza e esercito è irrealistico. Ci sono poteri politici ed economici colpiti da questa rivoluzione - non dimentichiamo che il presidente Mubarak era un generale - e l’aviazione e l’intelligence militare hanno resistito fino all’ultimo al cambiamento. Ci sono gruppi che faranno resistenze di tipo politico ed economico: la fazione di imprenditori legati al figlio di Mubarak, Gamal, e l’apparato che ruota attorno alla polizia. Ma non c’è un sistema politico strutturato: solo i Fratelli musulmani sono un soggetto formato ma diviso e non organizzato. Non vedo rischi energetici o per il canale di Suez: nessun potere politico avrà interesse a boicottare l’Occidente. Altro discorso è Israele: i nuovi poteri prenderanno una loro posizione per difendere certi interessi. Il fatto è che noi non abbiamo contezza di quello che in questi 18 giorni è accaduto fuori dalla piazza: le trattative dei vari gruppi e delle opposizioni. Non vedo un nuovo leader, certo non ElBaradei, un signore molto conosciuto in Occidente ma sconosciuto in Egitto.