Salvatore Garzillo, Libero 13/2/2011, 13 febbraio 2011
LA MONNEZZA DI NAPOLI
NEI GIOCHI AL VELENO
CHE ARRIVANO DALLA CINA
Giocattoli cancerogeni fatti con la monnezza campana. È questo il nuovo affare della camorra, che s’è inventata un “girotondo della spazzatura” che permette guadagni favolosi. E pazienza se si avvelenano i bambini di mezza Europa. Ferro, polietilene, cascami di gomma e metalli pesanti vari: di questo son fatti bamboline e pupazzetti della join-venture Cina & camorra. La “materia prima” arriva dal Napoletano. Estratta dalle cave illegali nelle campagne, finisce nei container e viene imbarcata. Destinazione: Korea, Cina, Camerun e Malesia. Il pattume attraversa Oceano Atlantico e Indiano per poi tornare al punto di partenza. Sotto forma di giochini killer.
Gli unici ad aver capito come far fruttare il ciclo dello smaltimento dei rifiuti, sembrano essere i camorristi. Sono così bravi che, grazie a loro, i vostri bambini potrebbero avere tra le mani giocattoli cancerogeni.
Chiunque abbia costeggiato almeno una volta l’area di deposito del porto di Napoli, si è chiesto cosa ci fosse nelle montagne di container stipati l’uno sull’altro in attesa di partire. Bene, la Guardia di finanza ha trovato la risposta a una parte di quei mattoni che compongono i palazzi di ferro: spazzatura, rifiuti, monnezza. Insomma, soldi. Tanti soldi.
Perché per la camorra, la melma puzzolente è oro. L’aveva già detto nel 1992 il pentito Nunzio Perrella («Per noi la monnezza è oro») a un incredulo procuratore, Franco Roberti. Dopo undici anni e due emergenze colossali ben poco è cambiato, tranne i sistemi della camorra, divenuti intanto più sofisticati. Se una volta i rifiuti venivano “soltanto” interrati, da qualche anno i boss hanno capito che il vero affare è trasformarli. Così, ispirati dalla prima legge di Lavoisier nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma hanno riempito icontainer di ogni schifezza buttata in strada e l’hanno spedita in nazioni dove non si fanno troppi scrupoli ambientalisti. Paesi africani o d’estremo oriente, come Cina e Korea, comprano quello che a noi fa schifo valutandolo come materia prima. Da Napoli partono carichi di rottami di frigoriferi, lavatrici, computer, televisioni, suppellettili e tutto ciò che può servire alla causa.
Giunti a destinazione vengono sezionati e ciò che non si riesce a riciclare, viene usato come carburante per i forni delle fonderie. Infine, quello che nessuno voleva più, torna indietro sotto forma di pupazzi, bambole e giocattoli di plastica.
Un circolo vizioso e velenoso imponente. Dal 2008 la Guardia di finanza ha sequestrato nel porto di Napoli quattro milioni e mezzo di rifiuti speciali; oltre un milione solo nel 2010. L’oro della camorra arriva in Cina in container sporchi e maleodoranti, e ritorna luccicante con un packaging fatto apposta per attirare i bambini. Una parte, quella riuscita meno bene, riempie il mercato parallelo, ossia quello dove una “Barby” (scritto proprio così) costa anche meno di 3 euro. Un’altra parte, perfetta in tutti i particolari, compreso il marchio di garanzia, finisce nei negozi di giocattoli, e non solo, di tutta Europa. Italia in testa, ovviamente.
Ricapitolando: la camorra guadagna al momento della raccolta illegale, incassando milioni dalle aziende che vogliono sbarazzarsi di rifiuti ingombranti; è creditore verso lo Stato perché proprietaria di molti terreni dove sono sorte cave e discariche legali; fa affari d’oro vendendo la monnezza ai Paesi stranieri che hanno bisogno di materie prime; gestisce la vendita di prodotti contraffatti realizzati con materiali cancerogeni, e il conseguente giro d’affari da capogiro. E dopo aver ucciso la propria terra drogandola con veleni di ogni tipo, adesso intossica i più piccoli.