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 2011  febbraio 13 Domenica calendario

I CONSIGLI DI FERRARA: SILVIO FACCIA IL PREMIER E TORNI QUELLO DEL ’94 —

Sventolano. Rosse, rose, nere, arancioni. Di tutti i tipi e tutte le fogge: slip, braghe, culotte, boxer. Giuliano Ferrara si trasforma nel gran cerimoniere dell’intimo e chiama a raccolta il popolo del centrodestra contro il «neopuritanesimo di ritorno di magistrati e sinistra» . L’anti-Palasharp— «In mutande ma vivi» — va di scena al teatro Dal Verme. L’appello ha funzionato: lo si capisce quando il responsabile dei Vigili del Fuoco «ordina» di chiudere le porte del teatro. Troppa gente. Chi resta fuori si deve accontentare di un rudimentale sistema di amplificazione. «Sono qui per riconsacrare la città alla laicità liberale» . Ferrara lancia l’anatema contro il popolo viola che sabato scorso si è riunito al Palasharp, attacca la Procura milanese accusata di aver tentato un «golpe morale» e di seguire «metodi da inquisizione spagnola origliando e spiando» , ma chiede anche al suo «amico» , Silvio Berlusconi di tornare quello del 1994 e soprattutto di tornare a fare il premier: «Basta con questo Berlusconi ingessato che sembra Breznev. Vogliamo il Berlusconi del ’94, libertario, straordinario e capace di rilanciare questo Paese nel segno della libertà» . Eccoli i consigli. Il primo: «Non faccia ai suoi avversari il favore di ridurre le sue giornate a giornate di imputato, deve fare il presidente del Consiglio» . Il secondo: «Invece di andare dietro a chi suggerisce mezzucci per frenare la comunicazione, vada in tv e accetti il contraddittorio» . Il terzo: sia un po’ più sobrio. Sul palco, insieme all’Elefantino, c’è l’editorialista ed ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino, il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, l’eurodeputata Iva Zanicchi, i «foglianti» Camillo Langone e Pietrangelo Buttafuoco, la scrittrice Assuntina Morresi. Tutti d’accordo sull’equazione «etica più politica» uguale a totalitarismo. In platea arrivano alla spicciolata il sottosegretario Daniela Santanchè e il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Mantovani. Entrambi rilanciano il progetto, già abortito dopo mille polemiche, di indire «una grande manifestazione» a Milano in «difesa dei diritti e della libertà» . Arriva anche il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Assente, invece, il sindaco di Milano, Letizia Moratti: «Ma con il cuore ero al Dal Verme» . Arriva anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Molto tonico. Alla domanda dell’inviato di Annozero che gli chiede come si possa conciliare il family day con il bunga bunga risponde con una pestata di piedi. Segue siparietto: «Non sono stato io a pestarti i piedi, sei tu che mi tiravi dei calci» . «Il ministro — replica l’inviato di Annozero — non ha risposto ad alcune mie domande e ha iniziato a pestarmi i piedi. La polizia mi ha tirato fuori dal gruppo di giornalisti e mi ha controllato i documenti» . Dentro l’aria è frizzante. Si citano Immanuel Kant, Benedetto Croce e Lele Mora, si tenta di separare l’essere dal dover essere, l’etica dalla politica, la descrizione dalla prescrizione, si tira in ballo anche la vita un po’ vivace di Re Salomone (700 mogli e 300 concubine) e della sua progenie che arriva fino a San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Taglia la testa al toro la Zanicchi: «Sì, anch’io ho peccato. Ho partecipato a 500 Festival dell’Unità e con quei soldini mi sono comprata una bella villa in Brianza accanto a Berlusconi» . E poi aggiunge «Le mie colleghe? Milva è una grande artista ma è un po’ rincogl......» . Applausi. Le mutande vengono ammainate e ripiegate nell’armadio.
Maurizio Giannattasio