D. Mart., Corriere della Sera 13/02/2011, 13 febbraio 2011
«ECCO QUALE ITER PUO’ ADOTTARE ORA IL PRESIDENTE» —
La costituzionalista Lorenza Carlassare ha parlato una settimana fa dal palco del Palasharp, alla manifestazione indetta da «Libertà e Giustizia» contro la permanenza di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, ma né in quella sede né in altre si è rimangiata le sue convinzioni scientifiche: «Lo scioglimento anticipato delle Camere (articolo 88 della Costituzione) è un atto complesso che richiede l’accordo del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio» . In altre parole, il decreto di scioglimento firmato dal capo dello Stato non può ritenersi valido senza la controfirma del ministro proponente (articolo 89): «Sarebbe inammissibile affidare al solo presidente, organo politicamente irresponsabile, una decisione intensamente politica. Convinzione rafforzata dopo la presidenza Cossiga...» , chiosa la professoressa. Dopo aver illustrato questo percorso con un intervento pubblicato dal Fatto quotidiano di Antonio Padellaro, Lorenza Carlassare rivela però che, a questo punto, i dubbi non mancano e anche le sue convinzioni vacillano: «Siamo all’emergenza, di fronte a una maggioranza truccata, a un Parlamento che non legifera, a un’azione di governo debole; a una crisi di sistema non solo politica, insomma, che rischia di consumare tutta la legislatura» . Per cui, va avanti la docente padovana, viene da porsi una domanda su un piano ancora prettamente teorico: se Berlusconi non dovesse controfirmare un eventuale decreto di scioglimento delle Camere, un Napolitano costretto a decidere da solo «avrebbe una pur minima chance di successo davanti alla Consulta se poi fosse il Quirinale a sollevare un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato?» . Più realisticamente — visto che la Corte costituzionale impiegherebbe molti mesi a risolvere un conflitto inedito e spinosissimo — Lorenza Carlassare affronta la questione da un’altra angolazione: «C’è da chiedersi se la forza persuasiva degli argomenti portati dal capo dello Stato, come motivazione per il decreto, siano tali da costituire anche per Berlusconi un modo per uscire da una situazione per lui insostenibile» .
D. Mart.