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 2011  febbraio 13 Domenica calendario

Nella “Pompei del mare” i soldi sono affondati - L’ hanno definita la «Pompei del mare» perché nessun altro ritrovamento ha fornito tante informazioni sulle pratiche di navigazione dei nostri antenati

Nella “Pompei del mare” i soldi sono affondati - L’ hanno definita la «Pompei del mare» perché nessun altro ritrovamento ha fornito tante informazioni sulle pratiche di navigazione dei nostri antenati. Parliamo dello scavo delle navi antiche di Pisa, un porto delle meraviglie riemerso dal passato e che ora rischia nuovamente di affondare per l’indifferenza della politica. La scoperta risale al ‘98, quando furono rinvenute 30 imbarcazioni antiche. «Navi da carico, battelli, barche a remi e fluviali - spiega Andrea Camilli, direttore scientifico dello scavo -. I ritrovamenti coprono un arco temporale dal II secolo a.C. al VII d.C.». A bordo delle navi è stato ritrovato anche il carico industriale che trasportavano: anfore sigillate piene di cibi, statue, vasi di terracotta, balsami e spezie. E poi oggetti della vita di tutti i giorni come i vestiti di pelle e le scarpe dei marinai, borse, spazzole. Insomma, in questo lembo di terra compreso fra Pisa e il mar Tirreno, un tempo attraversato da numerosi canali di navigazione, si nasconde una sorta di enciclopedia storica del mare e dei mezzi che lo attraversavano. L’importanza della scoperta ha motivato la creazione di un cantiere stabile e di un centro di restauro del legno bagnato all’avanguardia nel mondo. Il progetto comprende anche un museo di 8 mila metri quadrati, la cui apertura - più volte rimandata - è prevista per la tarda primavera. I vari governi hanno sempre prestato attenzione alle sorti del cantiere, non lesinando investimenti (in totale circa 14 milioni), ma le cose sono andate peggiorando negli ultimi anni per effetto dei tagli ai beni culturali: nel 2011 il finanziamento stimato è di soli 20 mila euro. Cifra che mette a rischio la salvaguardia dell’intera scoperta, per la quale occorrono 390 mila euro annui. Senza dimenticare che il recupero di alcune navi deve ancora essere completato e che i materiali vanno trattati in tempi brevi perché altrimenti si rovinano irreparabilmente. La notizia della scarsità di risorse ha scatenato un movimento di protesta da parte di cittadini e politici locali. Il quotidiano «Il Tirreno» ha promosso una raccolta di firme per chiedere l’inserimento dello scavo nella lista del patrimonio Unesco. Qualche effetto c’è stato: dalla direzione regionale per i beni culturali della Toscana sono arrivati 200 mila euro. Il resto continua a essere un punto interrogativo. Mercoledì scorso durante il «question time» alla Camera se ne è parlato, ma il ministro Bondi non era presente in aula. In sua vece ha risposto all’interrogazione dei parlamentari pisani del Pd il deputato Elio Vito il quale ha detto che la cifra mancante per arrivare ai fatidici 390 mila euro sarà reperita attraverso le rimodulazioni delle risorse. A lasciare perplessi è il modello di gestione del patrimonio storico-archeologico italiano. «Finché si continuerà a pensare che la manutenzione ordinaria dei Beni culturali è spesa corrente e non obbligo inderogabile, si taglieranno le risorse», spiega Camilli.