Mario Cervi, il Giornale 13/2/2011, pagina 31, 13 febbraio 2011
La stanza di Mario Cervi - Meglio un buon libro dei soliti dibattiti sul Risorgimento - Egregio Dottor Cervi, ciò che lei ha scritto il 9 febbraio me lo annoto e lo tirerò fuori sempre che ne valga la pena
La stanza di Mario Cervi - Meglio un buon libro dei soliti dibattiti sul Risorgimento - Egregio Dottor Cervi, ciò che lei ha scritto il 9 febbraio me lo annoto e lo tirerò fuori sempre che ne valga la pena. Lei ha scritto «Mi pare che il dibattito sia sempre interessante, ma anche sterile, visto che ciascuno - me compreso- rimane sulle sue posizioni». Stabilito questo mi sembra proprio che dibattere e perder tempo sia la stessa cosa. Che poi lei rimanesse sempre sulle sue posizioni ne ha ampiamente dato prova ogni qual volta è intervenuto a «dibattere» su Risorgimento, Garibaldi, Due Sicilie e Meridionali. È chiaro, allora, perché ho annotato la sua affermazione? Perché mi son reso conto che è del tutto inutile scriverle per dibattere su qualcosa sapendo a priori che lei resterà dell’opinione con cui mi ha risposto e io di quella per cui le ho scritto. Bel dibattito! Meglio leggersi un bel libro in solitudine, che ne dice? Luciano Salera Napoli Caro Solera, mi pare che lei proponga un’ottima conclusione per il dibattito sul Risorgimento che ci ha visti impegnati. Per passare il tempo un buon libro è quanto di meglio si possa avere a disposizione. Da preferire senza dubbio, il buon libro, a discussioni un po’ ripetitive. Per non parlare delle mie risposte che non hanno la minima pretesa d’essere la verità o d’avere autorità. Non ho voluto tuttavia affermare, tengo a precisarlo, che la messa in giuoco delle idee proprie e altrui sia sempre inutile. M’è capitato non di rado d’arrendermi agli argomenti dei contraddittori, quando mi sono sembrati solidi. Ci fu un tempo lontano in cui, sulla scia della vulgata patriottica, ebbi ammirazione per il generalissimo della Grande Guerra Luigi Cadorna e per Pietro Badoglio marchese del Sabotino e Duca di Addis Abeba. Dopo aver un po’ approfondito lapersonalità di entrambi mi sono fatto la convinzione che al di là del carattere- sul quale insistono gli estimatori - Cadorna avesse pochi meriti, e che Badoglio abbia dimostrato la sua inadeguatezza nelle due emergenze in cui si trovò, Caporetto e l’8 settembre 1943. Entrambi ebbero, come comandanti in capo delle forze militari italiane, un vantaggio inestimabile sui colleghi dei Paesi in conflitto. L’Italia intervenne, nel 1915 e nel 1940, quando già si combatteva da alcuni mesi. Cadorna e Badoglio hanno avuto modo di valutare, da osservatori, tecniche belliche nuove. Non hanno imparato nulla. Questo solo per spiegare che, nonostante l’insistenza magari cotennosa d’alcune mie prese di posizione, non concedo elogi a scatola chiusa a nessuno, Garibaldi incluso. Sono un risorgimentalista non monarchico, un nordista non leghista, un conservatore che nella querelle per Eluana Englaro si è schierato dalla parte del padre, un berlusconiano montanelliano. Probabilmente ho idee confuse, e per lo più tenaci. Sì, un buon libro è davvero la soluzione ottimale,tanto più se accompagnato da una tazzulella ’e cafè. Tanti auguri.