NICOLA CARACCIOLO , la Repubblica 13/2/2011, 13 febbraio 2011
LE CONFESSIONI INCERTE DI UN FASCISTA
Abbiamo finalmente la copia fotografica dei diari di Ciano. Mario Cereghino, astuto e scaltro ricercatore d´archivio, li ha ritrovati in Inghilterra. L´originale non si sa dove sia finito. Ce l´aveva Edda, moglie di Ciano, figlia del Duce, e non si sa cosa ne abbia fatto. Diede agli americani la copia fotografica che fu ribattuta a macchina e diffusa.
Ho lavorato molto con Renzo De Felice che è stato il mio "consulente storico" per tanti programmi televisivi. In realtà era per me molto di più. Una specie di nume tutelare. Il suo modo di lavorare era originalissimo: per ogni programma ci incontravamo due o tre volte e io passavo qualche ora ad ascoltarlo mentre lui, fumando sigari toscani, nel suo studiolo a Monteverde, descriveva situazioni, raccontava aneddoti, scopriva inedite connessioni.
Per l´essenziale riteneva il diario autentico. Forse c´è stato qualche ritocco qua e là ma in definitiva poca roba. Comunque un documento d´importanza enorme.
Il personaggio di Ciano quale viene fuori dal diario è complesso e spesso contraddittorio, talvolta addirittura in maniera clamorosa.
Vuole l´amicizia con la Germania nazista, «per noi la Germania è un campo di manovra» confiderà all´amico-rivale Bottai. Ma molto presto si accorgerà che i nazisti sono «bugiardi e infidi», si professano amici degli italiani, ammiratori di Mussolini, però non dicono nulla a Roma sulle loro intenzioni. Il diario di Ciano è un elenco di sgarbi, di promesse mancate e soprattutto di informazioni taciute.
Del resto le carte tedesche ce lo dimostrano. Il patto d´acciaio, l´alleanza tra Italia e Germania, fu firmato il 22 maggio del 1939. È un trattato curioso. Stabilisce che su ogni problema di politica estera l´Italia e la Germania debbano reciprocamente informarsi. In caso di guerra, in qualsiasi circostanza, i due Paesi debbono combattere assieme. Il capo dello Stato maggiore personale di Hitler, generale Warlimont, ci ha raccontato nelle sue memorie che il Führer il giorno dopo la firma diede ordine all´esercito di preparare per il prossimo settembre l´attacco alla Polonia. Fu quello che accadde. Chiese segretezza assoluta. «Segretezza - disse testualmente - significa segretezza. Non bisogna dir niente agli italiani».
Uno dei migliori amici di Ciano, il giornalista e scrittore Orio Vergani, scrive che Ciano aveva un rapporto «di strana intimità con Mussolini, fatta di ubbidienza e di venerazione. Ciano era in attesa di ordini». Ciano doveva al Duce la sua posizione nel mondo. Ne aveva sposato la figlia e questo gli aveva aperto la strada per una carriera straordinaria che lo portò da giovane diplomatico a diventare, a soli trentaquattro anni, ministro degli Esteri. L´ambasciatore francese a Berlino François-Poncet lo descrive così: «Un grosso ragazzo servizievole che stava sempre accanto al suo capo. Un atteggiamento più da giovane aiutante da campo militare che non da ministro degli Esteri».
Col tempo il suo atteggiamento cambierà, sarà ostile all´alleanza con i tedeschi, ostile all´entrata in guerra dell´Italia a fianco della Germania e dubiterà molto anche della saggezza di Mussolini. Quello che mi preme sottolineare è che di queste sue incertezze e di questi suoi cambiamenti il diario dà ampia e chiara testimonianza. Sarebbe bastata l´aggiunta di poche righe per sostenere, mettiamo, che lui sempre aveva avuto dubbi sulla politica mussoliniana e sui nazisti.
Nella sua introduzione al diario Ciano scrive: «Questi frettolosi appunti non costituiscono un libro, ma piuttosto nella loro scheletricità la materia prima con la quale avrei voluto comporre un libro». Ma questa scheletricità e queste contraddizioni sono anche garanzia di autenticità. E c´è dell´altro credo. Sto lavorando a un programma per la "Grande Storia" di Rai3 basato sull´ipotesi che ci sia stato in Italia un vero e proprio complotto anti-guerra. Nel diario se ne intravede qualche traccia. Ciano ne era a conoscenza.