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 2015  settembre 22 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La Volkswagen truffa consapevolmente i suoi clienti americani dal 2008: vende loro automobili diesel promettendo che non inquinano, e invece inquinano. La domanda adesso è: per caso non ci sarà una truffa simile anche in Europa? I tedeschi, già compromessi con Deutsche Bank per la truffa del Libor, hanno per caso truffato, col metodo applicato negli Usa, anche gli europei? Domanda non da poco anche per questo: su dieci diesel venduti, in America la Volkswagen ne piazza tre, in Europa sette.

Non ci sono i controlli? Come è possibile far vedere che un’auto non inquina se poi inquina?
I sistemi antiinquinamento, a parte il costo, fanno rendere meno il motore. Quelli della VW hanno quindi inventato l’acqua calda: un software montato sulla centralina di bordo capiva quando l’auto era sottoposta a un test e in quel momento rispondeva nel modo giusto, come se avesse davvero i dispositivi antiinquinamento in funzione.  

Come se ne sono accorti?
È una storia tutta americana. L’anno scorso l’International Council on Clean Transportation (Icct), organizzazione no profit che si occupa di trasporto pulito, ha commissionato all’università della West Virginia uno studio sui livelli di emissione dei motori diesel. L’università della West Virginia ha una specializzazione in materia, dato che al suo interno opera un “Center for alternative fuels, engines & emissions”, cioè un “Centro per carburanti, motori ed emissioni alternativi” (a margine: ecco un modo con cui le università possono trovar soldi, invece di aspettare l’elemosina pubblica). I tecnici della West Virginia hanno cominciato controllando una Jetta del 2012 e una Passat del 2013, ma invece di metterle sul bancone - come si fa al momento dei test per le omologazioni - le hanno misurate su strada e i numeri sono subito sballati. Chiamata in causa, la Volkswagen ha risposto che i test erano alterati, la cosa - dicevano - non esiste. Siccome altre misure confermavano che le diesel Volkswagen avvelenavano l’aria, i tedeschi hanno insistito che questi risultati erano dovuti a «vari problemi tecnici relativi ai singoli veicoli e a condizioni d’uso non convenzionali». La faccenda era molto dubbia, così sono intervenuti l’Epa, cioè la “United States Environmental Protection Agency”, l’agenzia del governo destinata alla protezione dell’ambiente, e la Carb, ovvero la California Air Resource Board, l’agenzia californiana che si occupa della purezza dell’aria. Come mai - hanno chiesto - non si accende nessuna spia quando la macchina comincia a inquinare? I tedeschi hanno dato risposte ridicole. Gli americani allora hanno annunciato che le macchine diesel Volkswagen non avrebbero ricevuto l’omologazione per il 2016. A questo punto, domenica scorsa, Martin Winterkorn ha confessato. «Sì, c’è stata manomissione per aggirare i controlli Usa. Faremo condurre test da esperti indipendenti. Sono personalmente profondamente dispiaciuto che abbiamo deluso la fiducia dei nostri clienti e del pubblico».  

Conseguenze?
Saranno ritirate dal mercato americano 482 mila vetture diesel (Jetta, Beetle, Golf e Passat). Il titolo a Francoforte ha chiuso con una perdita del 18,5%. In base alla normativa Epa potrebbe arrivare una multa da 18 miliardi di dollari.  

Possono pagare?
Sì, di sicuro. Se la battono con Toyota per il posto di prima casa automobilistica mondiale (10 milioni di vetture vendute all’anno). Al 30 giugno, prima di incassare 4 miliardi dalla Suzuki, avevano in cassa 21 miliardi di liquidità, con un cash flow di 5 miliardi. Anche se la Borsa è molto pessimista, la multa sarà probabilmente molto più bassa, intorno a uno-due miliardi.  

E quanto può costare la perdita di credibilità?
Quella può costare molto. Fino a ieri si diceva, di qualunque prodotto: «È roba tedesca, ci si può fidare». Lo diceva Mike Bongiorno quando vendeva pentole d’acciaio germanico, lo dice adesso Claudia Schiffer in uno spot della Opel (che è tedesca, ma appartiene a General Motors). Per esempio, a proposito dei test indipendenti annunciati da Winterkorn: chi sono questi “indipendenti”? Le due principali organizzazioni che si occupano di certificazione antiinquinamento in Europa sono la Dekra e la Türr. Dekra è l’acronimo di Deutscher Kraftfahrzeug-Überwachungs-Verein. Türr è l’acronimo di Technischer Überwachungsverein. Cioè, due multinazionali tedesche. Al terzo posto c’è la la Luxcontrol, che è lussemburghese. Senonché il Lussemburgo, in Europa, è il cameriere della Merkel. Il governo tedesco è preoccupatissimo, ma, dopo gli imbrogli della Deutsche Bank sul tasso di sconto Libor, e dopo questo imbroglio qui ci possiamo fidare della Merkel? Possiamo star tranquilli, in Europa, nonostante si tratti di roba tedesca?  

Le rivoluzioni al vertice di Volkswagen degli ultimi mesi sono una conseguenza di questo scandalo in arrivo?
Chi sa. Perché ad aprile sia stato defenestrato Piëch, il patriarca che ha fatto della Volkswagen quello che è adesso (12 marchi, 202 miliardi di fatturato), non si è mai capito. Ma ancora più significativo è forse il caso Suzuki: i tedeschi avevano preso due anni fa il 19% della casa giapponese e poche settimane fa i giapponesi sono riusciti a ricomprare, pagando quattro miliardi. Anche le cause di questo divorzio, arrivato dopo due anni di procedure giudiziarie davanti alla Camera di Commercio di Londra, non sono chiare. Sappiamo che i tedeschi volevano sviluppare grandemente il diesel, oltre che negli Stati Uniti, anche in Giappone. Chi sa. (leggi)

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