Corriere della Sera, 22 settembre 2015
Lo scontro interno al Pd sull’eleggibilità dei senatori rischia di uccidere la leggibilità del testo di riforma. Parola di Michele Ainis. Tutto ruota, infatti, sull’articolo 2, che a sua volta ospita sei commi. E già questo è un problema, dato che la media aurea dei commi per articolo (rispettata nel 1947 dai costituenti) è esattamente la metà. Troppi commi significa troppi capoversi: ti viene il singhiozzo mentre leggi. E l’eccesso di commi denota o un eccesso di parole o un eccesso d’argomenti trattati sotto lo stesso titoletto
La disfida sull’eleggibilità dei senatori sta per uccidere la leggibilità del testo di riforma. Tutto ruota, infatti, sull’articolo 2, che a sua volta ospita sei commi. E già questo è un problema, dato che la media aurea dei commi per articolo (rispettata nel 1947 dai costituenti) è esattamente la metà. Troppi commi significa troppi capoversi: ti viene il singhiozzo mentre leggi. E l’eccesso di commi denota o un eccesso di parole o un eccesso d’argomenti trattati sotto lo stesso titoletto. Dunque, meglio impugnare un paio di forbici. Oppure trasformare il testo in un paio d’articoli, evitando di congiungere carciofi e cavalli.
Ma il cavallo con la testa di carciofo sbuca fuori attraverso l’acrobazia semantica che dovrebbe mettere d’accordo i contendenti. Questa: «Le leggi regionali disciplinano le modalità con le quali sottoporre alle valutazioni degli elettori le candidature dei membri del Consiglio regionale destinati a rappresentare la Regione in Senato». Calvino la chiamava l’antilingua. È il burocratese, ma è anche la lingua preferita dai politici. Perché dice e non dice, sicché ciascuno l’interpreta un po’ come gli pare. Compromessi verbali, siglati per l’incapacità di raggiungere un accordo sostanziale. Da chi verranno eletti i nuovi senatori? Dai cittadini o dai consiglieri regionali? Vattelappesca.
Concetto Marchesi si rivolterebbe nella tomba. Fu lui, insigne latinista, a limare il testo licenziato dall’Assemblea costituente, curandone l’eleganza, la sobrietà, la pertinenza. Ma il comma da emendare è un bell’impertinente. Perché si tratta del comma 5, che disciplina la durata in carica dei senatori. Invece la loro elezione viene regolata dal comma 2, quindi è lì che si dovrebbe intervenire. Niente da fare, la maggioranza non ne vuol sapere. Eppure una soluzione ci sarebbe. La Finanziaria del 2005 inanellava 593 commi; un labirinto, tanto che il comma 168 istituì un Commissario straordinario per la vigilanza sul comma. Ecco, richiamiamolo in servizio.