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 2015  settembre 22 Martedì calendario

L’INUTILE E COSTOSA VOGLIA DI MURI – 

Chiamiamolo l’Anno dei Muri alle Frontiere. Nel 2015 Estonia, Ungheria, Kenya, Arabia Saudita e Tunisia hanno annunciato o iniziato la realizzazione di recinzioni alle loro frontiere. Vivremo forse in un’era di globalizzazione, ma buona parte del pianeta è sempre più indaffarato a limitare la libera circolazione degli individui.
Alla fine della Seconda guerra mondiale c’erano soltanto cinque muri nel mondo. Oggi, secondo Elisabeth Vallet dell’Università del Québec a Montreal, se ne contano 65, tre quarti dei quali innalzati negli ultimi vent’anni. Ma negli Stati Uniti i candidati repubblicani alla presidenza promettono di costruirne di nuovi: il candidato di punta dei repubblicani, Donald Trump, ha proposto più volte di erigere un muro lungo l’intero confine con il Messico. E, una mattina, un altro candidato repubblicano, il governatore del Wisconsin Scott Walker, durante un talk show domenicale ha detto che costruire un muro alla frontiera tra Usa e Canada «è una questione che è legittimo prendere in considerazione».
Eppure, i muri esistenti alle frontiere non sono né economici né efficaci. Per erigere il muro in Cisgiordania, Israele ha speso più di un milione di dollari per ogni chilometro e mezzo circa. Secondo il Dipartimento delle dogane e delle frontiere statunitensi, la costruzione e la manutenzione dei 1078 chilometri di muro al confine col Messico costerà 6,5 miliardi di dollari nei vent’anni di vita previsti. A questo prezzo, rafforzare i rimanenti 2092 chilometri della linea di confine col Messico costerà oltre 12,6 miliardi di dollari. Per quanto riguarda la frontiera col Canada, erigere un muro lungo gli 8892 chilometri di confine costerà quasi 50 miliardi di dollari e la sua realizzazione interesserà la pista di atterraggio di un aeroporto, un teatro dell’opera, alcuni centri abitati e aziende che attualmente sono a cavallo della linea di confine.
Del resto, non risulta che i muri di frontiera svolgano il loro lavoro come si vorrebbe. Indubbiamente, le carceri dimostrano che una cinta muraria corta e ben sorvegliata è molto efficace nell’impedire le evasioni. Anche in questo caso, però, i muri delle carceri sono efficaci soltanto nella misura in cui gli agenti di custodia li sorvegliano, ma gli agenti di custodia sono corrompibili. La recente fuga da un carcere messicano del capo del cartello della droga Joaquin “El Chapo” Guzman mette in luce un altro punto debole dei muri alle frontiere: i tunnel. Dal 1990, la Divisione di frontiera degli Stati Uniti ha individuato 150 tunnel scavati sotto la frontiera tra Usa e Messico. Senza contare, poi, che chi ha soldi sarà sempre in grado di varcare le frontiere con documenti falsi, tangenti o altri sistemi innovativi.
In realtà, le frontiere fortificate riescono efficacemente a fermare i migranti poveri e i rifugiati. Anche nel loro caso, tuttavia, invece di impedire ai migranti di entrare, i muri e le recinzioni troppo spesso finiscono col convogliarli verso i punti attraverso i quali è più pericoloso passare, e ciò provoca un bilancio in costante aumento di morti evitabili. L’Organizzazione internazionale per i migranti ha calcolato che dal 2005 al 2014 hanno perso la vita nel tentativo di attraversare una frontiera circa 40mila persone.
A differenza dai perimetri delle carceri, le frontiere possono estendersi per migliaia di chilometri e la loro lunghezza rende difficile sorvegliarle in modo adeguato. Gli Stati Uniti impiegano oltre 20mila agenti di pattuglia alle frontiere ma, anche nel caso in cui fossero in servizio tutti quanti contemporaneamente, ciascuno di loro dovrebbe sorvegliare un tratto di frontiera di oltre 500 metri.
Naturalmente, per sorvegliare lunghi tratti di frontiera, gli agenti possono avvalersi di attrezzature quali telecamere, sensori di movimento, droni, elicotteri e veicoli vari. Tuttavia, la necessità di sorvegliare i muri alle frontiere mette in luce una delle verità più importanti al loro riguardo: dal punto di vista storico, la maggior parte dei muri si è rivelata pressoché inutile. Le sezioni più famose della Grande muraglia cinese sono state sfondate nel giro di pochi decenni dalla loro costruzione. Quando la Germania invase la Francia durante la Seconda guerra mondiale, tutto ciò che dovette fare fu aggirare la Linea Maginot. Il Muro di Berlino è stato demolito a trent’anni di distanza dalla sua costruzione.
In effetti, in assenza di un muro vero e proprio, le guardie alle frontiere possono essere altrettanto efficaci se sono ben attrezzate. Nel migliore dei casi, recinzioni e muri riescono soltanto a rallentare chi vuole passare dall’altra parte, e ciò li rende un mediocre investimento dal punto di vista della sicurezza; in verità, sono altrettanto inefficaci da un’ottica militare, tenuto conto che missili e aeroplani li possono sorvolare, e i carri armati li possono demolire o aprirvi brecce.
Ciò nonostante, malgrado i loro alti costi e la loro bassa efficacia, i muri continuano a essere popolari tra policy maker e politici. I muri forniscono la prova tangibile che si è fatto qualcosa di imponente al riguardo delle migrazioni. La sorveglianza con apparecchiature hi-tech o con un dispiegamento di forze sul terreno potrebbe essere più efficace per impedire che si varchi una frontiera, ma un muro può essere utilizzato anche come un punto di forza politico.
Se Trump realizzerà mai il muro che ha in mente, dovrebbe erigerne uno bello almeno come la Grande Muraglia Cinese. Così, se non altro, un giorno quel muro potrebbe diventare un’attrazione turistica popolare e servire, in definitiva, a qualcosa di utile.
(Traduzione di Anna Bissanti)
©PROJECT SYNDICATE, 2015