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 2015  settembre 22 Martedì calendario

In occasione del voto regionale in Catalogna il governo centrale di Madrid schiera le banche contro gli indipendentisti. Dopo giudici e industriali, anche gli istituti di credito mandano avvertimenti : «La secessione comporterebbe l’uscita dall’euro e implicherebbe quella dall’Unione Europea, con il rischio di sportelli chiusi e caos bancario»

Non è proprio la stessa cosa, quel che è accaduto in Scozia il 18 settembre 2014 e il voto catalano di domenica prossima. Nel primo caso, infatti, il referendum sull’indipendenza era stato concordato col governo di Londra, e inoltre i nazionalisti scozzesi promettevano di lasciare la Regina Elisabetta sul trono. In Catalogna gli indipendentisti sono invece risolutamente repubblicani, e poiché Madrid non ha concesso un vero referendum il presidente della Generalitat Artur Mas cerca di ottenere lo stesso risultato dicendo che considererà come tale il risultato delle normali elezioni regionali. Ma è comunque al processo scozzese che a Barcellona si sono ispirati. E come un anno fa in Scozia, anche qui sono intervenuti poteri forti economico-finanziari ed eurocrati a segnalare in modo pesante che l’indipendenza pesterebbe loro i piedi, e che dunque loro risponderebbero con rappresaglie d’ogni tipo. La differenza è che in più in Spagna ci sono state la magistratura e la polizia a muoversi, con indagini sul padre dell’autonomia catalana Jordi Pujol e perquisizioni alla sede del partito da lui fondato. Bisognerebbe capire se sono le istituzioni britanniche più garantiste o se sono stati i politici scozzesi a farsi meno tentare dal potere.
L’ultima rilevazione commissionata dal Mundo, quotidiano di Madrid che notoriamente non ha i catalanisti in grande simpatia, dà alle due liste indipendentiste un totale di 74-75 seggi su 135, corrispondenti però a solo il 47,8% dei voti. È vero che nessuna delle «minacce» in caso di indipendenza sembra spaventare gli elettori indipendentisti: tant’è che in una settimana l’intenzione di voto a loro favore è aumentata tra uno e quattro seggi. Però la lista indipendentista di sinistra Candidatura d’Unitat Popular – Crida Constituent, accreditata di 9 seggi, pur d’accordo sulla separazione, non voterebbe Artur Mas presidente. Mentre è proprio a partire dalla sua rielezione che lo stesso Mas vorrebbe far partire il processo di «disconnessione» per arrivare alla sovranità in 18 mesi.
Insomma, gli «avvertimenti» che stanno arrivando non puntano solo a convincere gli elettori a «votare bene», ma forse di più ancora a orientare quel che poi faranno gli eletti una volta ricevuto il loro mandato. La Confederazione Spagnola delle Casse di Risparmio (Ceca) e l’associazione Spagnola della Banca (Aeb), appunto, hanno chiesto che venga mantenuto l’ordine costituzionale spagnolo e l’appartenenza alla zona Euro di tutta la Spagna «affinché vengano tutelati i depositanti», minacciando se no di andarsene dalla Catalogna.
Le associazioni imprenditoriali dicono più o meno lo stesso. «Se una regione cessa di far parte di uno Stato membro, i trattati non si applicheranno più su quel territorio», ha spiegato la portavoce della Commissione Europea Margaritas Schinas, mentre il vicepresidente della stessa Commissione Valdis Dombrovskis aggiungeva che una Catalogna fuori dalla Spagna dovrebbe ripresentare una domanda di ammissione che probabilmente si sconterebbe con il veto di Madrid. «La secessione comporterebbe l’uscita dall’euro e implicherebbe quella dall’Unione Europea» ha pure minacciato il governatore della Banca centrale spagnola Luis María Linde. «Auspico una Spagna forte e unita», ha dichiarato Obama nel ricevere re Filippo VI alla Casa Bianca. «Se vi staccate dalla Spagna il Barça non giocherà più nella Liga» avverte perfino il Consiglio superiore dello sport. «Catalani, il vostro voto vale di più dei poteri forti» è la risposta di Mas, che minaccia di non pagare la sua parte di debito. Ma il rischio di un «corralito» all’argentina, con blocco dei conti bancari, ventilato dal governatore della Banca di Spagna Luis Maria Linde, viene evocato dallo stesso Consiglio Consultivo per la Transizione Nazionale creato da Mas. In un suo rapporto ha spiegato che «la strategia del Governo spagnolo di creare resistenza e la risposta cittadina in Catalogna possono arrivare a creare una situazione di grande instabilità finanziaria, inclusa la possibilità di un corralito».