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 2015  settembre 22 Martedì calendario

Enrico Mentana non ha mai preso la patente e non si è pentito della scelta. «Vedevo che tutti si arrabbiavano in macchina e a me piace molto camminare. Mi piaceva anche quando ero un ragazzo. Per i giovani metropolitani il culto dell’auto è sempre stato particolare, è ovvio. Si lega all’indipendenza, alla velocità con cui conquisti la tua autonomia. Queste cose, però, penso di averle ottenute anche senza la patente»

«Vuoi una statistica?».
Avanti.
«Ho quattro figli, di cui due maggiorenni: uno ha la patente e l’altro no. Sono riuscito a condizionarli tutti solo sul calcio».
Enrico Mentana (interista) non ha la patente. Mai avuta.
«Quando mi dicono “tanto è facile per te che sei direttore”, io replico che a 18 anni ero solo uno studente dell’ultimo anno del liceo classico con tutta la vita davanti».
A quell’età non era da «sfigati» non poter andare a prendere le ragazze con l’auto?
«Nella vita non mi è andata male, cosa dici? Nell’oroscopo, alle voci amore, salute e lavoro tutto bene».
Una macchina non serviva neppure per andare al mare?
«Sono cresciuto a Milano, il sabato avevo altro da fare. Certo, fossi nato a Tortona o a Viterbo o a Caltanissetta la mia prospettiva sarebbe stata diversa».
E invece?
«Per i giovani metropolitani il culto dell’auto è sempre stato particolare, è ovvio. Si lega all’indipendenza, alla velocità con cui conquisti la tua autonomia. Queste cose, però, penso di averle ottenute anche senza la patente».
Pentito? Mai una volta che «se l’avessi avuta...».
«Mai successo. Ed è inutile adesso ricostruire la moviola di anni e anni, davvero. Ma penso che soprattutto oggi non sia più così indispensabile, con i mezzi che ci sono, tra l’altro più veloci e abbordabili, dall’aereo in giù, rispetto a quando ero io un ventenne».
Ma, infine, perché non l’ha mai presa?
«Perché vedevo che tutti si arrabbiavano in macchina e a me piace molto camminare. Mi piaceva anche quando ero un ragazzo».
Oggi la prenderebbe?
«Ora è troppo tardi e poi il traffico quotidiano è bestiale. Siamo la civiltà dell’automobile e, con rispetto per tutti i Marchionne del mondo, non dobbiamo mica avere un’auto per uno. Quella era l’emancipazione di un’altra Italia».