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 2015  settembre 22 Martedì calendario

Carlo De Benedetti non fu diffamato da Marco Tronchetti Provera: l’ha stabilito il Tribunale di Milano. Le dichiarazioni di Tronchetti sulle vicissitudini giudiziarie e imprenditoriali dell’Ingegnere, dal Banco Ambrosiano a Tangentopoli fino ai bilanci dell’Olivetti, «non costituiscono reato»

Assolto «perché il fatto non costituisce reato». La lunga battaglia giudiziaria tra due grandi vecchi del capitalismo italiano finisce con un verdetto che non lascia spazio a interpretazioni né distinguo: Marco Tronchetti Provera non diffamò Carlo De Benedetti quando nel 2013, replicando a una intervista televisiva dell’Ingegnere, ne ricordò le disavventure imprenditoriali e giudiziarie. Fu, anche se espresso garbatamente, un ritratto impietoso: Tronchetti enumerò una dopo l’altro gli episodi che avevano visto De Benedetti coinvolto in pagine sgradevoli della vita italiana, dal Banco Ambrosiano a Tangentopoli, passando per le indagini sui bilanci «discussi» dell’Olivetti. De Benedetti andò su tutte le furie, diede a Tronchetti del «rapinatore», e lo querelò per diffamazione. Ne è nato un processo che si è trasformato in una ricostruzione per via giudiziaria di quasi trent’anni di vita imprenditoriale italiana, con una generazione di manager ottuagenari chiamata a sfilare sul banco dei testimoni, raccontando luci e ombre della parabola imprenditoriale dell’editore di Repubblica.
Ieri, la sentenza dell giudice Monica Amicone piomba su De Benedetti abbastanza inattesa: anche perché la Procura della Repubblica, dopo avere chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Tronchetti aveva chiesto la condanna del presidente di Pirelli a mille euro di multa. Pena blanda, ma che comunque avrebbe accolto almeno in parte le ragioni di De Benedetti, che dal canto suo aveva chiesto un megarisarcimento di cinquecentomila euro. Invece al giudice Amicone basta un’ora di camera di consiglio per la sentenza: il fatto non costituisce reato. Ovvero, le cose dette da Tronchetti contro De Benedetti erano oggettivamente gravi. Peccato che fossero tutte vere.
Andranno lette le motivazioni per capire come il giudice abbia valutato le diverse accuse lanciate dall’imputato all’Ingegnere, e i risultati delle prove emerse nelle lunghe udienze. Le vicende relative all’allontanamento dalla Fiat o alla cittadinanza svizzera potrebbero essere rientrate nell’ambito del diritto di critica. Ma per i passaggi più pesanti, quelli relativi al Banco Ambrosiano, alle stecche di Mani Pulite e ai bilanci Fiat, non c’era margine di manovra: se le accuse erano false, Tronchetti doveva venire condannato. È stato assolto.