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 2015  settembre 22 Martedì calendario

A 56 anni suonati, con il titolo di giocattolo più venduto di sempre ma con un mercato che negli ultimi tre anni è crollato paurosamente, la Barbie comincerà a parlare. Anzi, la Hello Barbie sarà la prima bambola pensante, quindi in grado di sostenere una vera conversazione con una bambina. I discorsi finiranno sul cloud Mattel e c’è chi accusa: «È una schedatura»

Con più di un secolo di ritardo, si sta per compiere il sogno di Geppetto. Solo che al posto di Pinocchio, il burattino senza fili che improvvisamente prende vita, negli scaffali di tutto il mondo, a Natale, ci sarà la Barbie. La vecchia Barbie. A 56 anni suonati, con il titolo di giocattolo più venduto di sempre (oltre un miliardo di esemplari), ma con un mercato che negli ultimi tre anni è crollato paurosamente, la bambola più famosa ha scoperto di avere un cervello. Cioè, in effetti gliene hanno messo uno. Per farla parlare. Anzi no, le bambole parlanti esistono da una vita, solo che si limitano a ripetere le tre o quattro frasi che sono state preimpostate. La Hello Barbie invece sarà la prima bambola pensante: e quindi in grado di sostenere una vera conversazione con una bambina. Come l’amico immaginario, che fa parte dell’infanzia di tutti, solo che, in un certo senso, esiste: nel senso che il bambino lo vede, lo tiene tra le mani e non deve immaginare le risposte perché queste arrivano da sole. E i fili, che Pinocchio non aveva, la Barbie li ha ritrovati sebbene non si vedano. Infatti ogni volta che qualcuno parlerà a questa Barbie si innescherà il seguente processo: il messaggio verrà registrato, trasmesso via wi-fi ai server di una startup di San Francisco, trasformato in un testo grazie a un software che riconosce i discorsi; il testo a sua volta sarà abbinato a una fra le ottomila righe di codice impostate da un team di attori di teatro e la risposta inviata di nuovo a Barbie e pronunciata dalla voce brillante di una giovane attrice. Il tutto, in meno di un secondo.
È l’internet delle bambole e sta per entrare nelle nostre case. Non senza qualche preoccupazione per la privacy dei bambini (che fine faranno quelle conversazioni registrate?) e più in generale per l’effetto che potrebbe avere sulla loro crescita. Il tutto nasce dalla richiesta di una bambina di 7 anni: si chiama Toby e nel 2011 ha chiesto al papà di poter usare Skype per parlare con i suoi giocattoli preferiti. Il papà ci ha riso su, poi ha pensato: perché no? Il papà di Toby è Oren Jacob, 44 anni, uno dei geni della Pixar, autore di personaggi leggendari per i più piccoli come Buzz-Lightyear o Nemo. Non è chiaro se lo abbia fatto prima o dopo la domanda della figlia, ma proprio quell’anno Jacob ha lasciato l’azienda dove aveva lavorato per Steve Jobs, e fondato una sua startup: ToyTalk, giocattoli parlanti, che raccoglie 30 milioni di dollari dagli investitori. I primi prodotti di ToyTalk sono state delle app che assomigliano molto a Siri di Apple o a Cortana di Microsoft: assistenti vocali, ma per bambini. La svolta è l’arrivo della Mattel, la casa di produzione di Barbie.
La scelta di produrre una Barbie potenziata dall’intelligenza artificiale è recente. Meno di un anno per fare tutto: il progetto, le ottomila risposte possibili, la nuova voce ( meno sensuale e più reale di quella usata in passato) e anche una rivisitazione al look: Hello Barbie non avrà solo le cosce più robuste per far posto alle batterie ricaricabili; un microfono nascosto nella collana e una porta Usb nel collo per collegarla a un computer. Sarà anche meno truccata, indosserà vestiti meno attillati e avrà i piedi piatti in modo da portare scarpe da ginnastica. Queste novità non sono casua-li: da sempre i giocattoli non costituiscono solo il nostro immaginario, ma determinano anche i modelli che ci diamo. Fin da quando venne presentata per la prima volta, alla New York Toy Fair del 1959, Barbie è stata nel mirino delle femministe per il modello di pin-up che imponeva. E sebbene nel tempo abbia interpretato un centinaio di ruoli di donna emancipata, non sposata e di successo, quando nel 1992 arrivò la prima versione parlante (una adolescente chiamata Teen Talk), la frase «la matematica è difficile» scatenò un pandemonio, perché lasciava intendere che certe materie non fossero per donne, e venne cancellata di corsa dal chip. Ora arriva Hello Barbie e qualche polemica è garantita sebbene Jacob assicuri che la privacy dei bambini è al sicuro, i genitori potranno ascoltare le conversazioni registrate e decidere se cancellarle. Ma sono le risposte la parte più scivolosa: Hello Barbie potrà rispondere a domande sulla religione, il bullismo, il sesso. Roba seria. E quelle risposte lasceranno un’impronta indelebile. Da sempre valori con cui crescono i nostri figli passano anche per i giochi che gli compriamo. Ma con l’intelligenza artificiale la partita si fa molto più complessa e interessante.