
16 aprile 1919 - 12 marzo 2011
Gli anni di Nilla Pizzi
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I morti in Giappone sono almeno mille, lo si capisce da quello che si vede in televisione e lo conferma, da laggiù, l’agenzia Kyodo.
• Quanto era stato forte il maremoto che colpì Sumatra sette anni fa?
Magnitudo 9,1 della scala Richter. Questo che ha investito il Giappone era 8,9. Quello spostò l’asse terrestre di sette centimetri. Questo, in base ai primi calcoli, di dieci. Quello provocò 300 mila morti (e forse di più). Questo mille o forse duemila. Nel momento in cui scriviamo, la cifra ufficiale è di 337 vittime e 531 dispersi. Ma è chiaramente destinata a salire.
• Come mai questo tsunami, benché di violenza quasi uguale, ha fatto tante meno vittime?
Per la maestria con cui sono costruiti in Giappone gli edifici. Norme antisismiche rigidissime e mai violate. Uomini e donne sono stati uccisi dall’acqua, un’onda (“tsunami”) di forse 20-30 metri, generata da una scossa con epicentro a 24 chilometri di profondità e a 130 chilometri dal porto di Sendai. Un’onda certe volte più alta delle isole che ha incontrato sul suo casmmino e che ha travolto tutto quello che ha incontrato. Una nave e due treni sono stati spazzati via, la diga di Fujinuma è stata abbattuta e la città di Sukagawa non esiste più, solo sulla spiaggia di Sendai sono stati trovati 300 corpi. L’impatto tremendo dell’acqua ha provocato una quantità di incendi, a Kesennuma, nella prefettura di Miyagi, le fiamme corrono per molti chilometri, a non troppa distanza ha preso fuoco il petrolchimico di Shiogama, a Chiba s’è incendiato l’impianto siderurgico, e qui si sono anche verificate frane che potrebbero aver sepolto vive molte persone. Fuoco anche nella raffineria di Iichihara, non lontana da Tokyo. A Tokyo la scossa s’è sentita, ed è durata a lungo, ma i grattacieli sono rimasti in piedi, e la gente, che si trovava a casa o in ufficio (mancava poco alle tre del pomeriggio locali), è uscita ordinatamente in strada, s’è radunata nei parchi in attesa che lo sconquasso finisse, poi è tornata al lavoro o s’è diretta, a piedi, verso casa. Una specie di normalità è scesa molto presto sulla città, anche se le linee telefoniche erano saltate (ma internet ha resistito e i giapponesi hanno comunicato tramite sms) e una parte della metropolitana, i treni, gli aeroporti avevano cessato di funzionare. Il Giappone non ha solo costruito le sue abitazioni con un criterio mirabile, ma ha anche insegnato al suo popolo, che ha imparato, che cosa si deve fare o non fare in una circostanza simile. Tutti sono stati informati che, entro un paio di settimane, potrebbe arrivare un’altra scossa, di forza pari a quella di ieri. E, del resto, due giorni fa c’era stato un sisma di magnitudo 7,3 privo di conseguenze. Tozzi spiega nell’intervista qui a fianco che un evento simile, in Italia, avrebbe raso al suolo tutto il paese. Un giudizio confermato dal geologo del Cnr Giampaolo Cavinato, il quale ha però aggiunto: «Per fortuna da noi terremoti di questa entità non ci sono, né sono mai stati registrati». Il disastro di Messina nel 1908 (centomila morti, il 90% delle case distrutte) fu tuttavia soprattutto un maremoto.
• Quante centrali nucleari ha il Giappone?
Cinquantadue. Il nucleare dà al Giappone un quarto dell’energia che gli serve. Per tutta la giornata le autorità hanno tranquillizzato la popolazione sul rischio legato a questi impianti. Ma quella di Onagawa è andata a fuoco e undici reattori si sono arrestati in automatico. A Fukushima, dove sono andate distrutte 1.800 case e due reattori si sono bloccati da sé, in serata le autorità hanno dovuto ammettere che, invece, un pericolo esiste. In uno dei reattori le acque di raffreddamento si sono eccessivamente abbassate, i tecnici hanno allora rilasciato vapore radioattivo per placare la pressione, salita troppo. Un camion con materiale adatto alla bisogna sarebbe arrivato presto sul posto, la Clinton dagli Stati Uniti ha fatto sapere che era stato spedito dagli Stati Uniti altro liquido da raffreddamento. A Fukushima l’onda è penetrata nell’entroterra per cinque chilometri. Le autorità hanno evacuato seimila persone e spedito sul posto le truppe anti-contaminazione. È probabile che oggi o domani vada a visitare la centrale il primo ministro Naoto Kan.
• Uno tsunami simile non può colpire anche altri paesi?
Tutto il Pacifico è in allarme, dall’Alaska al Sudamerica. In Ecuador è stato proclamato lo stato d’emergenza, la popolazione è stata invitata a ritirarsi all’interno per dieci chilometri. Stessa cosa alle Hawaii e nelle Filippine, in Siberia e nelle Curili, a Taiwan e in Indonesia.
• Gli italiani?
In Giappone ne risultano tremila. Di questi, 28 mancherebbero per ora all’appello. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/3/2011]
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