Franco Battaglia, il Giornale 12/3/2011, 12 marzo 2011
Troppe bugie sul nucleare Le centrali restano sicure - Non ho idea di come stanno titolando i giornali oggi, visto che quel che state leggendo in questo momento lo scrivevo ieri
Troppe bugie sul nucleare Le centrali restano sicure - Non ho idea di come stanno titolando i giornali oggi, visto che quel che state leggendo in questo momento lo scrivevo ieri. Ma, se tanto mi dà tanto, posso immaginarmi: quando il Giappone fu colpito dal sisma del luglio 2007, la Repubblica, con non poco cinismo, titolava, in prima pagina, «Terremoto in Giappone, fuga radioattiva», in seconda pagina, «Paura nucleare», e «Incubo per un’altra Chernobyl», in terza.Non poco cinismo,dicevo.Smodato, dovrei dire. Per almeno due ragioni. Primo, perché quel terremoto provocò la morte di 11 persone e il ferimento di quasi 2000, che forse avrebbero dovuto meritare qualcosa di più di una citazione tra le righe. Secondo, perché non vi fu alcuna paura nucleare, se non nei cervelli dei redattori del quotidiano romano. Ci sarebbe anche una terza ragione: Chernobyl non sarebbe stata alcun incubo se non fosse stato per coloro che hanno scientemente e colpevolmente fatto passare per tale un evento che, ancorché il più disgraziato occorso nel settore di produzione elettronucleare, ne ha dimostrato in modo inequivocabile la assoluta sicurezza. Ma di Chernobyl avremo occasione di riparlare, visto che il mese prossimo ricorre il 25esimo anniversario, che immagino già con quali carnevalate- e con quanto poco o punto rispetto per le vere vittime sarà ricordato. Per mettere le cose nella loro prospettiva, cominciamo col ricordare che l’ultimo terremoto che ha profondamente ferito il nostro Paese, il terremoto dell’Aquila, fu di magnitudo 6 e comportò 308 vittime colpite a morte. Orbene, il Giappone negli ultimi 10 anni ha subìto 10 terremoti importanti. Uno, della stessa intensità di quello dell’Aquila, nel luglio 2005 a Tokyo, ove vi furono 20 feriti e nessun morto. Altri 8 furono di intensità tra 10 e 100 volte maggiore di quello dell’Aquila, e comportarono, tutti insieme, meno di 80 morti. Infine, il terremoto di ieri, di intensità 1000 volte maggiore di quello dell’Aquila.Al momento in cui scrivo non si sa molto, ma verosimilmente le persone morte potrebbero essere anche centinaia. Suppongo, che, altrettanto verosimilmente, i mezzi italiani di informazione (parola grossa, ma è così che si chiamano) insisteranno sull’allarme nucleare. E probabilmente non mancheranno di segnalare l’«incendio in un edificio che ospita una turbina nella centrale nucleare di Onagawa», ma suppongo che eviteranno di specificare che era, quella, una turbina di un impianto non nucleare. Spero di sbagliare le mie supposizioni, ma voi verificate. I reattori nucleari sono progettati in modo da spegnersi automaticamente alla prima sollecitazione sismica. Così è accaduto in occasione dei 9 potenti terremoti occorsi in questi ultimi 10 anni, incluso quello del luglio 2007, il cui epicentro si localizzò a pochi chilometri di distanza dal più grosso reattore nucleare giapponese. E così è accaduto col terremoto di ieri, quando 11 reattori più vicini all’epicentro si sono automaticamente spenti. Né, in questi 10 anni, alcuna fuga radioattiva degna di essere menzionata è stata riportata in alcuno dei 55 reattori nucleari installati in quel Paese. Che, martoriato dai terremoti, ha anche una densità di popolazione che è quasi il doppio della nostra. Insomma, avremmo la prova ahimè sperimentale- che i reattori nucleari sono non sicuri ma sicurissimi in ordine al timore terremoti. Quello di ieri, peraltro, è il seguito di uno occorso, sempre in zona,3 giorni fa,di intensità 10 volte maggiore di quello dell’Aquila e di cui nessuno s’è sentito in dovere di avvisare nessuno, visto che non ha avuto conseguenze, men che meno sugli impianti nucleari. Potremmo dire di avere elementi a sufficienza per affermare che la densità di popolazione e il carattere sismico del nostro territorio sono, a esser generosi, argomentazioni deboli per sostenere contrarietà all’installazione di reattori nucleari anche nel nostro Paese? Forse sì, ma poco importa: i mezzi italiani di informazione (parola grossa, ma è così che si chiamano) non smetteranno di proporcele quelle argomentazioni. Ne sono sicuro.