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 2011  marzo 12 Sabato calendario

La Terra si sposta di 10 centimetri «Unico effetto: giornate più corte» - Dicono gli esperti che il terremoto giapponese ha provocato lo spostamen­to dell’asse terrestre di quasi 10 centi­metri

La Terra si sposta di 10 centimetri «Unico effetto: giornate più corte» - Dicono gli esperti che il terremoto giapponese ha provocato lo spostamen­to dell’asse terrestre di quasi 10 centi­metri. Detta così non sembra una gran notizia. È come se il principe di Galles avesse deciso di abbassare o alzare di tre millimetri la propria scriminatura. Riflessi sul genere umano, in effetti, nes­suno, garantisce Giuseppe Bianco, di­rettore del Centro di Geodesia spaziale di Matera. Però, a differenza dei muta­menti negli equilibri dell’illustre cranio del Windsor, la spallatina data dal terre­moto giapponese fa una certa impres­sione. Perché è vero, dice Bianco, che l’asse terrestre si sposta anche di una trentina di metri, nell’arco di un anno; ma sono spostamenti graduali, più dol­ci, per così dire, di quello brusco regi­stratosi ieri mattina. «A differenza dei grandi fenomeni at­mosferici, come sono le perturbazioni che spostano milioni di tonnellate di va­pore acqueo, e che però sono diluiti nel tempo, un terremoto di questa magni­tudo fa avvertire i suoi effetti immedia­tamente », spiega Bianco. Che avverte: «Stiamo parlando di una stima, beninte­so, perché al momento il dato su cui stia­mo ragionando viene da una stima fat­ta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Per avere un dato più pre­ciso dovremo attendere una serie di al­tri dati che arriveranno dalla rete mon­diale di geodesia spaziale». Ma che conseguenze pratiche può avere, uno spostamento dell’asse spa­ziale? Per capirci: dopo il terremoto di Sumatra del 2004 le giornate si accorcia­rono di 6,8 milionesimi di secondo, mentre il terremoto in Cile del 2010 le ha abbreviate di 1,26 milionesimi di se­condo. Insomma, ce lo possiamo per­mettere, si direbbe. Sempre che non diventi troppo di mo­da, il terremoto. Cina, Cile, Sumatra, Nuova Zelanda, L’Aquila. In molti dei luoghi geologicamente a rischio ultima­mente si nota invece un certo accumu­lo di attività. E la tensione, la paura di un evento cataclismatico (vedi la caba­la c­he vuole sia Roma il prossimo bersa­glio di oscure forze telluriche) crescono nel mondo intero. E i pensieri si incupi­scono, e torna in mente quel cielo nero che a un certo punto, nel film Ghostbu­­sters , incoperchia New York, mentre un essere diabolico si avvinghia alle guglie di un grattacielo. Lì, nel film, finisce be­ne. Nella realtà non sappiamo. E tutta­via la sismologa Alessandra Maramai esclude che ci sia un legame fra gli ulti­mi eventi, così come esclude che ci sia in atto un accumulo di energia pronta a scatenarsi. «Le placche si spostano con­tinuamente, e terremoti e maremoti ci saranno sempre,come accade da quan­do c’è il mondo-dice-. E purtroppo non siamo ancora in grado di prevederli. An­che se abbiamo una mappa mondiale dei luoghi a rischio e sappiamo dire con quale energia un certo evento si verifi­cherà ». L’esperienza, e l’enorme mole di dati già accumulati dai sismologi di tutto il mondo non bastano tuttavia a stabilire se il devastante terremoto giap­ponese darà luogo a una diminuzione progressiva dell’intensità delle scosse. «Al contrario, in linea teorica -avverte Alessandro Amato, direttore del Grup­po Nazionale Terremoti dell’Istituto na­zionale di Geofisica­potrebbe anche ve­rificarsi un sisma analogo a quello regi­strato venerdì». E da noi, in Italia, come siamo messi? «Eh, be’-sospira Alessandra Maramai­certo che rispetto ai giapponesi siamo indietro. Anche perché dopo ogni disa­stro da noi si punta a credere, sbaglian­do, che sarà l’ultimo. Chi si ricorda, per esempio, il terribile maremoto seguito al terremoto di Messina nel 1908? Eppu­re, nonostante sia molto probabile che quell’evento si ripeta, i siciliani hanno costruito centinaia di migliaia di case a pochi metri dalle spiagge tra Messina e Catania. Immagina la catastrofe?».