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 2011  marzo 12 Sabato calendario

Adotta un albero, salvi il mondo - C’ è un tipo di adozione facile facile e primaverile, oltretutto

Adotta un albero, salvi il mondo - C’ è un tipo di adozione facile facile e primaverile, oltretutto. Un albero, perché no? Lanciata qualche anno fa assieme a una folla d’altre (delfini, balene, mucche, pecore), ha messo saldamente radici grazie alla nuova ondata ecogreen. E c’è davvero grande scelta, dall’acacia di Tree Nation da piantare in Africa contro la desertificazione del Niger (sette euro l’una, 200 per un boschetto) dove nascerà un parco a forma di cuore, all’amazzonica forPlanet (40 euro per salvare 604 metri di foresta tropicale), avendone in cambio un attestato e in qualche caso la possibilità di controllare il proprio albero con un Gps. Uno si sveglia la mattina e dice: toh, adesso vedo come sta il mio baobab, il mio tamarindo, il mio mango. O, se l’operazione dovesse riuscire, il mio abete dei Nebrodi. Perché, senza andare tanto lontano, di Abies Nebrodendis in Sicilia ne sono rimasti una trentina, gli ultimi di una gloriosa famiglia, e quindi urge un’adozione anti-estinzione. Il tocco in più C’è un pizzico di buonismo e un altro di illusione, certo, c’è quella non tanto nascosta voglia di campagna, di ritorno alla natura, anche in chi non riesce a lasciare la città per più di una settimana. Si spiega così perché centomila italiani (dati Coldiretti) sono diventati contadini a distanza, cedendo anche a un astuto marketing che, in cambio dell’adozione di un arancio (di Ribera o di Caltagirone, Dop o Igp), di un melo della Val di Non o di un olivo in Umbria, offre cesti di agrumi profumati a Natale, confezioni di olio bio, sconti sul miele e soggiorni in agriturismo per conoscere l’albero di famiglia e magari abbracciarlo (è terapeutico). Poi c’è il tocco in più: le foto, le email, il «battesimo». L’Azienda Agricola Le Roghete, 200 ettari ai confini della Riserva Naturale di Monte Rumeno, in provincia di Viterbo, ha appena lanciato la campagna di adozione dei suoi 3000 olivi. L’albero scelto (60 euro, contratto per due anni) avrà una targhetta con il nome del «padre» e il numero progressivo. Esempio: Mario Rossi, pianta 103. Intanto spopolano i weekend «Adotta un melo» in Val di Non (dal 22 aprile al 26 giugno): si va a respirare la fioritura e si torna per la raccolta. Si adotta l’albero e, da quest’anno, si può anche regalare. È come avere un frutteto senza i problemi di un frutteto, è la quadratura del cerchio. È l’illuminazione avuta da Roberto Lodi e da Elisabetta Fornasini, cuore e cervello di Corte Roeli, a Pegola di Malalbergo, provincia di Bologna. Per stare sul mercato avrebbero dovuto sostituire i loro alberi con varietà più produttive e meno saporite, invece hanno dato in adozione le pere Igp dell’Emilia Romagna, le albicocche di antiche varietà (la Tyrintos o la Reale di Imola) e poi mele, pesche, susine, cachi, ciliegie, fichi, frutti dimenticati come la corniola, il biricoccolo, il gelso bianco. Il «coltivatore adottivo» mangia la frutta dell’albero di cui ha seguito la vita, e non è uno scherzo, perché Roberto ed Elisabetta ogni due mesi forniscono tutte le informazioni possibili, fotografano la potatura, la fioritura, i frutti. Il piccolo esperimento, cominciato in sordina, è piaciuto alla Coldiretti Giovani per l’Oscar Ecogreen 2010 e ai marchi del mondo global (Mercedes, Vodafone, Warner Bros) che hanno regalato un albero ai loro clienti. A questo punto, l’adozione verde è così chic, politicamente corretta e poco impegnativa (sotto i 100 euro) da rappresentare un’ottima soluzione per la laurea, il matrimonio, il compleanno e per le tante occasioni in cui scarseggiano le idee. A chi può non piacere un albero? Coerentemente con il nostro tempo, siamo tutti contadini virtuali.