Maria Teresa Veneziani, Corriere della Sera 12/3/2011, 12 marzo 2011
L’eco-smoking e altre giacche. Se la tecnologia diventa bio - Roberto Vecchioni non è tipo da shopping nel Quadrilatero della moda
L’eco-smoking e altre giacche. Se la tecnologia diventa bio - Roberto Vecchioni non è tipo da shopping nel Quadrilatero della moda. Si è lasciato attrarre da giacche sport casual in una saletta dello stadio di San Siro dove sono esposti alcuni capi della linea Pirelli Pzero, marchio tra gli sponsor della sua squadra del cuore, l’Inter. Il seguito è noto: il marchio della P-lunga ha vestito per le quattro serate di Sanremo il cantautore uscito vincitore con la sua toccante «Chiamami ancora amore» . E il professore di latino e greco, tra i primi a promuovere il jeans in cattedra, si è pure lasciato convertire allo smoking, tornato indispensabile per ogni uomo nelle occasioni importanti. Come? «Gli è stato tagliato su misura un eco-tuxedo, in lana inglese e altri tessuti biodegradabili. Un aspetto, quello della sostenibilità, che il poeta della canzone ha apprezzato particolarmente perché insieme con la moglie è un grande sostenitore dell’ambiente» , racconta Antonio Gallo, responsabile di Pirelli Pzero. Un incontro non casuale quello tra Vecchioni e il marchio di moda hi-tech nato sulla fama dell’azienda di pneumatici automobilistici aperta nel 1877 alle porte di Milano: «La sua immagine era perfettamente in linea con un moda che non cede alle tendenze, semmai è attenta al dettaglio, allo stile» , continua Gallo che per il nuovo guardaroba del cantautore ha fatto confezionare anche cappotti sartoriali in lana tecnica muniti di membrana antivento a impatto zero e la field jacket in kevlar (fibra cinque volte più resistente dell’acciaio). Ma è lo smoking che oggi tutti vogliono. «Doveva essere il pezzo forte del nuovo store monomarca che sarà aperto in autunno in piazza San Babila, ma abbiamo dovuto anticipare la produzione» , spiega Gallo. «Oggi la moda non è più di moda» , annuncia. E questo spiegherebbe il dilagare di marchi che con l’abbigliamento, in origine, non avevano nulla a che vedere. «Noi abbiamo fatto da apripista, poi sono arrivati gli altri, Maserati, Ferrari. Ci definiamo marchio di industrial design perché cerchiamo di far confluire nei nostri prodotti ricerca, sperimentazione e confort, in linea con il Dna dell’azienda» . «Il capo o l’accessorio di industrial design deve avere un immagine forte, in cui possa riconoscersi un ragazzino o un manager» , continua Gallo. La prima linea di abbigliamento che porta il marchio di un copertone nasce nel 2002, con la cautela di chi fa industria: solo due oggetti: una scarpa da vela e una giacca ipertecnologica, portati sotto i riflettori dai personaggi giusti. Il testimonial disposto ad associare il suo volto con una data griffe è l’ultima frontiera della pubblicità. «Funziona a patto che il personaggio sia credibile, che porti il marchio con disinvoltura» , spiega Gallo raccontando di quando Iker Casillas fu paparazzato su Olà con le sneaker italiane e sul sito arrivarono d’un colpo 8 mila visite. O quando a una festa a Londra vide entrare Naomi Campbell e Tyson. «Fu lì che decisi di ingaggiarli per la pubblicità di Pirelli Pzero. I due corpi scultorei ritratti da Patrick Demarchelier in bianco e nero. Solo le scarpe ai piedi, d’un rosso fuoco. Un’immagine bellissima — se l’è aggiudicata all’asta Donald Trump— che ricorda quelle del Calendario Pirelli, oggetto di culto che ha contribuito non poco ad accrescere il glamour legato al marchio di pneumatici. «Infatti, abbiamo deciso di avventurarci nella moda dopo una ricerca americana secondo cui il «marchio Pirelli è percepito come glamour, sexy e fashion» , continua il responsabile del progetto. La collezione è diventata un total look disegnato da 7 designer tutti riuniti negli uffici di via Cadore 2, affacciati sulla piazzetta coperta dove un tempo si teneva il mercato rionale. Oggi c’è esposta la nuova collezione: l’impermeabile in gabardine stretch foderato in rete tecnica, la scarpa in suede con dettagli in pelle, gomma e la suola d’identità (peso e lunghezza della calzatura), gli stivali da pioggia, «diventati un must anche grazie al cambiamento climatico» . A contorno ci sono anche gli orologi che si ispirano al freno a disco delle auto supersportive, la borsa postino perché l’uomo ha tanti oggetti da portare in giro. Intanto si lavora ai gommoni per l’estate (tra i clienti Gerry Scotti e Fiorello). «Ha preso il posto della barca che richiede molta manutenzione», osserva Gallo che è stato chiamato in cattedra alla Bocconi per tenere una lezione su «Il caso PZero». La novità della moda? «Deve rincorrere la tecnologia. Le tute da sci e le giacche si attrezzano per contenere iPad e affini».