CHIARA BERIA DI ARGENTINE, La Stampa 12/3/2011, 12 marzo 2011
Anna che aggiusta il linguaggio umano - Senza parole, senza ascolto. Appuntamento con Anna Basso la scienziata che ha dedicato la sua vita a ridare speranza a chi ha perso il più prezioso dei beni: la capacità di usare il linguaggio
Anna che aggiusta il linguaggio umano - Senza parole, senza ascolto. Appuntamento con Anna Basso la scienziata che ha dedicato la sua vita a ridare speranza a chi ha perso il più prezioso dei beni: la capacità di usare il linguaggio. Presidente di Aita, la Federazione delle associazioni che si occupano di persone diventate afasiche per una lesione cerebrale (d’origine traumatica o, più spesso, vascolare come l’ictus; nel 95% dei casi all’emisfero cerebrale sinistro) Anna Basso, già professore associato di neuropsicologia clinica all’università Statale di Milano è, nel mondo scientifico, la riconosciuta pioniera nel campo dei trattamenti di riabilitazione di malati costretti - pur avendo quasi sempre facoltà intellettive intatte - in un drammatico isolamento. Spiega Basso: «Il linguaggio umano è uno strumento straordinario, raffinato e assai complesso. Quando si rompe lo fa in una infinità di modi diversi». Risultato: c’è l’afasico che non è più in grado né di leggere né di scrivere e quello che faticosamente ricerca ogni parola ma quando l’ha trovata non riesce a pronunciarla; chi non riesce a collegare una parola all’altra e chi parla vorticosamente usando un gergo incomprensibile simile al gramelot di Dario Fo in «Mistero Buffo». Capofila di una intera generazione di terapisti, Anna Basso ha seguito oltre 6 mila pazienti («Una casistica unica al mondo»), i suoi libri sull’afasia sono stati tradotti fino in Giappone. Dottoressa, ha mai avuto un qualche riconoscimento? «In Italia? Zero», risponde con un sorriso. «Ma non è questo il vero problema. Purtroppo l’afasia è un disturbo abbastanza frequente. Secondo i nostri dati gli italiani afasici sono 150 mila - un numero enorme paragonato a quello di altre malattie più conosciute; per esempio, la sclerosi multipla riguarda 50 mila persone - eppure non se ne parla. Imprigionate e isolate dal resto della società le persone afasiche non interessano, non sappiamo ascoltarle. Del resto, facciamo già fatica ad ascoltarci tra di noi - «cosiddetti sani» - figuriamoci se c’è la voglia e il tempo di stare a sentire chi riesce magari a dire una parola ogni minuto!». Tra vari libri nella casa della dottoressa vedo quello intitolato «In difesa della democrazia e della Costituzione». E’ una raccolta di scritti di Lelio Basso, l’avvocato antifascista fondatore dello Psiup, uno dei padri della nostra Costituzione, ideatore del Tribunale Permanente dei Popoli. Anna è sua figlia. Da bambina, ai tempi della Resistenza, fu costretta con la madre Lisli e i due fratelli a fuggire in Svizzera; da ragazza, dopo il liceo classico, con gran scandalo in una famiglia d’intellettuali, invece d’iscriversi all’università andò a lavorare come terapista in una palestra. Mai tentata dalla politica? «No, no, no», ribatte sottolineando non solo di non aver mai frequentato i Palazzi di Roma ma, quel che è grave, di non aver mai trovato interlocutori attenti nella sua battaglia in difesa degli afasici. «Tutti i cittadini hanno pari dignità...». La figlia del giurista che più di tutti contribuì a scrivere gli articoli 3 e 49 della nostra Carta scoprì la sua vera trincea assistendo, in un ospedale di Parigi, dei giovani traumatizzati cranici per le ferite nella guerra d’Algeria. Tornata in Italia, decise allora di laurearsi in filosofia e di specializzarsi in psicologia e, iniziare così, la sua sfida con il team della Clinica neurologica dell’università Statale. «Il mio primo paziente fu un ragazzino. Per anni ci arrivavano solo maschi, le donne venivano abbandonate, non contavano! Oggi abbiamo familiari straordinari eppure c’è ancora chi nasconde l’afasico come fosse una vergogna». In questi anni molti progressi nel campo della riabilitazione sono stati fatti ma, recuperare l’uso del linguaggio, resta una strada lunga e in salita. Per aiutare anche nella vita quotidiana i malati e le loro famiglie la donna che ridà voce ai più deboli ha, infine, fondato Aita (www.aitafederazione.it). Per simbolo: un omino rosso con la bocca scucita. Profilo di Anna Basso degna erede di suo padre.