
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ragionando sui numeri che le agenzie hanno fornito ieri, si capisce che i morti del terremoto giapponese potrebbero anche essere diecimila. Con i quattrocento cadaveri trovati nella città di Rikuzentakata (prefettura di Iwate) i duecento corpi rinvenuti nelle scuole di Iwanuma e Natori, più le 784 persone di cui non si hanno notizia, le vittime potrebbero già essere 1.600 (stima dell’agenzia Kyodo). E tuttavia che fine hanno fatto i 9.500 di Minamisanriku, una piccola città di 17 mila abitanti, la metà dei quali è scomparsa? Il Giappone è stato poi tormentato per tutta la notte da scosse d’assestamento, alcune delle quali di notevole potenza, tra i 6 e i 7 gradi della scala Richter. A Niigata forse la scossa più forte, di 6,7 gradi. Le altre voci del bilancio sono altrettanto provvisorie e altrettanto drammatiche: gli incendi e il resto hanno disintegrato 3.400 case, cinque milioni e mezzo di abitazioni non hanno elettricità, 600 mila famiglie sono senza acqua corrente. La Tokyo Electric Power (Tepco) ha fatto sapere ufficialmente che il rischio di un black-out elettrico a Tokyo è concreto, a causa dei danni alla centrale nucleare di Fukushima. I giapponesi sono stati invitati a non sprecare energia, indicazione a cui si atterranno sicuramente con la solita disciplina.
• Questo pericolo nucleare esiste o no?
Le dico quello che ho capito leggendo ciò che hanno scritto fino a ieri sera da laggiù. Nella centrale nucleare di Fukushima c’è stata un’esplosione alle 7,36 del mattino: per la prima volta nella storia, le autorità hanno proclamato l’emergenza nucleare e disposto l’evacuazione di 10 milioni di persone che vivono in un raggio di venti chilometri dal primo reattore, quello interessato dall’incidente. Si è proceduto al raffreddamento utilizzando anche acqua di mare. La Tepco ha fatto sapere che il contenitore non ha subito danni e che le radiazioni nell’area sono in diminuzione. Però almeno tre persone risultano contaminate: sono uomini che stavano lì presso in attesa dei soccorsi. Il timore che il nucleo di questo reattore fonda, rischio che sarebbe dimostrato dalla presenza nella zona di cesio radioattivo, è palpabile. L’agenzia Kyodo ha scritto che un essere umano, stando un’ora vicino al reattore, accumula la stessa radioattività da cui sarebbe colpito in un anno. Le autorità, per precauzione, stanno distribuendo a tutti iodio. L’incidente di Fukushima sarebbe di livello 4, in una scala che va da 1 a 7. Sette era Chernobyl (1986). Three Mile Island (1986) era cinque.
• I famosi criteri di sicurezza, perseguiti in tutti gli edifici costruiti dopo il 1980, non sono stati applicati alle centrali nucleari?
Naturalmente sì, sono stati applicati. Un terzo del costo di una centrale giapponese se ne va in sicurezza. Però secondo un criterio di “tolleranza sismica”. Significa che l’impianto è progettato per resistere – poniamo – fino a una scossa di forza 6. E se poi il sisma è più violento, la centrale può avere problemi. La centrale di Niigata era stata costruita per resistere a un terremoto di 6 gradi. Fu colpita da un sisma da 6,8 e la Tepco fu costretta a spendere 2,6 miliardi di euro per alzare lo standard.
• A che sisma poteva resistere Fukushima?
Settimo grado. Quello di venerdì è stato mille volte più forte.
• In definitiva, che cosa le è successo?
L’accelerazione sismica, quando supera una certa soglia, provoca uno spegnimento automatico e immediato. Però un impianto non può restare del tutto senza corrente, perché devono restare in funzione i rilevatori di radioattività, i comandi in sala controllo, la luce nei corridoi e soprattutto i compressori che fanno circolare l’acqua di raffreddamento dentro il reattore. Altrimenti il nocciolo si surriscalda e le conseguenze possono essere incalcolabili. Questa corrente d’emergenza è garantita da due generatori diesel che entrano in funzione da sé al momento del sisma. In tutte le centrali nucleari questi generatori hanno fatto il loro dovere. A Fukushima invece non si sono accesi. Il nocciolo ha cominciato a scaldarsi e la radioattività è salita. Ci vorrà tempo per capire se Fukushima è ancora una centrale sicura. Niigata restò chiusa per due anni.
• Lo tsunami dell’11 marzo fermerà lo sviluppo nucleare del Giappone?
Non si può saperlo adesso. Senza centrali, quel paese dipenderebbe per l’energia totalmente dall’estero. Il primo reattore commerciale operativo è entrato in funzione nel 1966. Le centrali in costruzione sono in questo momento undici. Entro il 2017 il nucleare dovrebbe fornire energia per il 41% del fabbisogno. Entro il 2030 per il 50%. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/3/2011]
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