Mariolina Iossa, Corriere della Sera 13/3/2011, 13 marzo 2011
ROMA— «È
strumentale e macabra la polemica sul nucleare italiano» , attacca il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo dopo che il terremoto in Giappone, seguito dal grave allarme per l’esplosione alla centrale di Fukushima e alla possibile fuoriuscita di materiale radioattivo, ha riaperto il dibattito politico italiano su nucleare sì e nucleare no. Il governo non intende fermare il progetto di costruzione di tredici nuovi impianti ma il comitato promotore del referendum, che vuole portare invece i cittadini alle urne per fermare quel progetto, torna a dare battaglia con maggior forza, appoggiato da tutte le forze politiche antinucleariste. «Seguiamo con dolore e preoccupazione le vicende giapponesi — ha detto la Prestigiacomo — ma trovo la polemica italiana offensivamente macabra» . Gli impianti di Fukushima «sono costruiti con una tecnologia vecchia di 50 anni, molto diversa dalle centrali di terza generazione che saranno costruite nel nostro Paese» . Concorda il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, che si augura che «su questo evento unico e irripetibile accaduto in Giappone, fatto assolutamente eccezionale che da noi mai potrebbe verificarsi, non si riaccenda una polemica sbagliata, sull’onda dell’emozione, che danneggerebbe il futuro dell’Italia» . Dunque il governo va avanti. E non cambia idea anche chi, come Umberto Veronesi e Chicco Testa, pur di area riformista e di centrosinistra sostengono il ritorno al nucleare. Per Veronesi «le centrali sono sicure e l’antinuclearismo è ideologico» ; secondo Testa, presidente del Forum nucleare italiano, «le centrali che eventualmente andremo a costruire in Italia so- no assolutamente più sicure di quella giapponese che oltretutto stava per essere chiusa» . In ogni caso, continua Testa, «in Giappone è successo un cataclisma, un combinato di un fortissimo terremoto e di uno tsunami. È stato lo tsunami ad allagare la stanza dei generatori delle pompe di raffreddamento. I sistemi nuovi prevedono meccanismi anti-allagamento e diversi sistemi di cosiddetta sicurezza intrinseca. Parliamone a bocce ferme, quando fra due o tre giorni sapremo con certezza quello che è accaduto nella centrale di Fukushima. Facciamo un bilancio ragionato» . Il fronte del no, per nulla rassicurato, riprende vigore e rilancia il referendum. «Guai a pensare alle centrali nucleari dopo quello che è successo» , dice Gianni Mattioli del «Comitato vota sì per fermare il nucleare» . «L’esplosione nella centrale di Fukushima la dice lunga sui rischi che ancora ci sono, altro che nessun dubbio» , aggiunge Ermete Realacci (Pd). Per Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori, il governo italiano butterà via «tanti soldi per fare tredici centrali nucleari e per ottenere un’energia che si può avere con risorse alternative e senza rischiare la salute» . «L’unico nucleare sicuro è quello che non c’è» , è lo slogan del WWF Italia il cui presidente, Stefano Leoni, sostiene che «non spetta alla natura adeguarsi alle pretese dell’economia bensì il contrario» . E alla Prestigiacomo, Angelo Bonelli dei Verdi replica che «macabre sono le radiazioni che stanno contaminando i cittadini giapponesi» . Il governatore Nichi Vendola incalza: «Bisogna chiudere qui l’avventura nucleare in Italia» , mentre Silvio Viale dei Radicali italiani chiede di «riflettere sul programma del governo e di lasciare la parola ai cittadini, con il referendum» . Mariolina Iossa