Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 13 Domenica calendario

«Non c’è alcun dubbio: il computer è donna» - La sede italiana di Hp è una specie di formicaio di vetro dove tutti danno l’impressione di es­sere molto impegnati

«Non c’è alcun dubbio: il computer è donna» - La sede italiana di Hp è una specie di formicaio di vetro dove tutti danno l’impressione di es­sere molto impegnati. E lo sono, ovviamente, dietro a dei muri trasparenti dove sono in corso riunioni e dove si mischiano affa­ri e passione. Come ogni formi­caio che si rispetti, anche in Hp esiste una regina che dopo aver organizzato i piani della giorna­ta riceve gli ospiti in una di que­ste brulicanti salette. Computer accesi, grafici ogni dove, la pro­messa di non sbirciare le cose se­grete della casa e quindi il reset: Alessandra Brambilla si siede, spegne la funzione comando e sorride. «Di cosa vogliamo parla­re? », dice con uno sguardo con­ciliante. «Non di cose tecniche». E la riposta accende gli occhi az­zurri: è come un segnale, si può parlare di passione, la sua. La tec­nologia, insomma. Perchè Alessandra Brambilla, 43 anni, vicepresidente e gene­ral manager della Hp Personal Systems Group, è in azienda da sempre e nella tecnologia da una vita: «Ho fatto il liceo classi­co, una scelta che mi ha aperto la mente e che consiglio. Così all’ università ho optato per inge­gneria, perchè volevo vedere l’altra faccia della meda­glia. Alla fine si è aperta una porta in Hp e ci sono entrata. E non sono più uscita». Carriera fulminante, sette anni all’estero e ora il ruolo di - infatti - regina di un labo­ratorio sempre in movimento. E soprattutto sempre in prima li­nea a parlare di computer pieni di design e potenzialità, o di stampanti che - avanti così - tra un po’ faranno anche il caffè su comando. Ma soprattutto Ales­sandra Brambilla è una donna. E questo è appunto l’inizio. «Perché: lei ci trova qualcosa di strano?». In verità no. Però: provi a pensare di essere in un me­gastore di elettronica... «Ci sono». Quante donne vede in giro? «Molte. Soprattutto in compa­gnia di un uomo». Appunto. Dunque... «Dunque è vero: di solito si pensa che la tecnologia sia ma­schile. Soprattutto ai vertici di un’azienda. Ma...» Mi convinca. «Ma noi donne siamo più con­sone a un mercato in continua innovazione. E dove la competi­tività è un fattore decisivo». Questo è vero. Detto da un punto di vista maschile, s’intende... «Guardi che non è affatto un fattore negativo. Anzi». Ci man­c­hereb­be... «Le dico questo: la tec­nologia è un mercato com­plesso e orizzontale dove la diversità è un va­lore. E come diversità intendo non solo quella tra uomini e don­ne, ma anche quella di età e di formazione culturale». E quindi? «E quindi in Hp funziona così: la diversità anticipa i tempi, si ra­giona solo per meritocrazia con l’obbiettivo di valorizzare i talen­ti. E questo facilita il lavoro di tut­ti, uomini e donne, mamme comprese. E poi...». Già, vero, e poi le donne... «E poi l’universo femminile è un fattore d’acquisto: dietro a un uomo che compra c’è sempre una donna che lo guida. Un fatto­re umanistico che noi studiamo a fondo». Ah, ecco. Torniamo quindi in quel megastore... «È questo approccio che ren­de la nostra azienda una delle più dinamiche sul mercato. Adesso e in avanti». Mi racconti il futuro, allo­ra... «Prima le racconto il passato: una volta l’innovazione tecnolo­gica era solo per pochi. Ora è cambiato tutto: c’è stata un’acce­lerazione verso il consumatore che per la prima volta è il seg­mento più innovativo del merca­to ». E tornando quindi alla com­­petitività: come lo si conqui­sta? «Semplificando». Semplice. «Mica tanto: la tecnologia non è più solo numeri e non solo desi­gn. Il piacere estetico non basta più». E quindi? «Quindi i nostri lab stanno pensando già ai prossimi 5-10 anni. E la sfida è creare un ecosi­stema tecnologico». Prego? «Cioè un sistema in cui i nostri strumenti elettronici si parlino tra loro. Per semplificare la vita a noi». L’era dei robot, insomma. «No, l’era della semplicità».