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 2011  marzo 13 Domenica calendario

ECCO COME NASCE LA SPIA PERFETTA

Londra. Che faccia aveva George Smiley, il grigio funzionario del MI6 eroe di tanti romanzi di John le Carré, la grande, antieroica spia degli anni della Guerra fredda? Per anni gli abbiamo attribuito la faccia di Alec Guinness, interprete della bella serie televisiva del 1979 ispirata al ciclo che le Carré ha dedicato al Circus, la centrale dell´intelligence britannica. Da qualche tempo si sa che in realtà le Carré pensava a Smiley con la faccia del reverendo Vivian Green, scomparso qualche anno fa. Era il rettore del Lincoln College di Oxford dove John le Carré, nella vita David Cornwell, l´autore di ventidue romanzi tra cui La spia che venne da freddo, La talpa, La casa Russia, Il giardiniere tenace, e del recente Il nostro traditore tipo, ha studiato lingue, per laurearsi poi brillantemente in letteratura tedesca (e procedere brevemente in una carriera di agente segreto). Vivian Green, in precedenza cappellano della Sherborne School frequentata dal giovane David, figlio di un padre grande imbroglione che tendeva a mollarlo nelle scuole dove gli facevano credito (si veda La spia perfetta, la sua bella quasi autobiografia in forma di romanzo).
Una figura paterna, dunque, Vivian Green, per il giovane Cornwell, tanto per fare della psicologia facile. Un brillante e discreto uomo qualunque che compare come Smiley, «small, podgy and at best middle aged», «piccolo, grassottello, di mezza età, una di quelle gentili, riluttanti api operaie che affollano il sistema dei trasporti suburbani di Londra» nella prima versione del settimo romanzo di le Carré, La talpa, arrivata assieme a una enorme quantità di documenti, carte, versioni lavorate, rilavorate e piene di «pentimenti» che le Carré ha donato alla Bodleian Library di Oxford, la più grande biblioteca di Oxford, che l´anno prossimo compie quattrocento anni. E un assaggio dei materiali hanno potuto vederlo i fanatici lecarreiani per poche ore il 3 marzo scorso quando la Bodleian ha messo in mostra alcuni documenti scelti del fondo le Carré.
Ma facciamo, come si usa nei romanzi, un passo indietro. È di qualche mese fa la trattativa tra lo scrittore e la Bodleian e di due settimane fa la donazione fisica, da parte di le Carré, di ottantacinque scatoloni di carte relative al suo lavoro. Una quantità di materiali che, dice il comunicato ufficiale, simpatico e laconico (le Carré, che compirà ottant´anni a ottobre, sta scrivendo un nuovo romanzo, e ha giurato di non dare interviste neanche ai suoi ammiratori più fedeli), occupano lo spazio «di un fienile della Cornovaglia» - e si allude, immagino, a quello collegato alla bella casa sull´Atlantico selvaggio dove lo schivo John le Carré si ritira a scrivere.
Un regalo dello scrittore, dunque, alla sua università e alla memoria di Vivian Green. E un bel regalo. Basti dire che Salman Rushdie, Ted Hugues e Tom Stoppard hanno preferito vendere a caro prezzo le loro carte alle università americane. Le Carré ha scelto la donazione alla sua alma mater e il popolo del web festeggia: finalmente c´è qualcuno che sa di essere abbastanza ricco da poter fare un regalo al suo pubblico, commenta.
L´Archivio le Carré, che è già in parte organizzato ma che dovrà essere comunque sistemato secondo i metodi della Bodleian, sarà consultabile, promettono, tra qualche mese. Ma già da ora si può avere un´idea di quello che contiene. Versioni multiple dei suoi romanzi, che mostrano l´evoluzione e lo sviluppo delle storie, della trama, dei personaggi, redatti secondo un bizzarro metodo che potremmo definire a strati sedimentari. Le Carré scrive a mano con una biro, corregge (molto), aggiunge dettagli e modifiche su striscioline di carta che vengono incollate o pinzate sul foglio principale. Risulta poi che la paziente ed angelica moglie, Jane, ribatta il tutto in una forma consultabile da editor ed editori.
È su un margine sinistro, per esempio, che in questa prima versione de La talpa, intitolata The Reluctant Autumn of George Smiley, dopo aver cancellato la metafora dell´ape operaia, le Carré attribuisce al suo eroe «gambe corte», «un´andatura tutt´altro che agile», «un vestito sobrio»: un ritratto per sempre. Ma è dato presumere che ci saranno anche le carte e i documenti su cui le Carré ha elaborato i suoi romanzi. E materiali scottanti. Basti pensare alle ricerche fatte da le Carré quando individuò in Cecenia e Inguscezia prima dell´esplodere della crisi un focolaio di guerra che raccontò in La passione del suo tempo. O alle ricerche su Big Pharma per Il giardiniere tenace, che ha creato un sacco di problemi a le Carré con la grande industria farmaceutica di cui denunciava le malefatte - senza che tuttavia nessuno abbia osato procedere contro di lui. O, ancora, alle ricerche che con il criminologo Federico Varese le Carré ha condotto nel mondo degli oligarchi russi e della loro influenza sulla politica britannica. Ammiratori, studiosi e politologi avranno di che lavorare.