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 2011  marzo 13 Domenica calendario

Trovo in Silvio Berlusconi molte analogie soprattutto riguardo al bon mot, alle idee, al carisma, con Oscar Wilde, noto e spesso citato per i suoi aforismi e paradossi

Trovo in Silvio Berlusconi molte analogie soprattutto riguardo al bon mot, alle idee, al carisma, con Oscar Wilde, noto e spesso citato per i suoi aforismi e paradossi. Wilde fu un poeta e scrittore irlandese, autore di numerose opere considerate dai critici dei capolavori. Un episodio che riguarda la sua vita fu il processo e la condanna (correva l’anno 1895) a due anni di prigione per avere violato la legge penale che codificava le regole morali in materia sessuale. Non per niente il grande Oscar Wilde diceva: «Si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni» . Quanto di vero, nelle sue parole! Decimo Pilotto Tombolo (Pd) Caro Pilotto, Non bisogna confondere la barzelletta e l’aforisma. Berlusconi è un amatore di storielle, spesso salaci, e aneddoti divertenti: un genere in cui sono maestri soprattutto i viennesi e gli ebrei. Oscar Wilde è un mago della massima e dell’aforisma, brevi componimenti ironici o satirici con uno spruzzo di filosofia e un certo compiacimento per ciò che può apparire a tutta prima irragionevole e assurdo. La barzelletta vuole divertire, la massima e l’epigramma vogliono stupire, irritare, violare i luoghi comuni e le verità convenzionali. Accanto alla massima sulla tentazione da lei citata, ve n’è un’altra ancora più tagliente: «Il solo modo di evitare la tentazione è quello di cedere» . L’aforisma ha sempre un nemico. Contro quelli che predicavano l’utilità sociale dell’arte, Wilde disse: «Tutta l’arte è inutile» . Contro i predicatori di virtù coniugali: «La sola differenza fra un capriccio e la passione di una vita è che il capriccio dura un po’ di più» . Contro gli educatori e i pedagoghi: «Esperienza è il nome che noi diamo ai nostri errori» . Contro i moralisti e i censori: «Non esistono libri morali e immorali: esistono soltanto libri scritti bene e libri scritti male. Tutto qui» . Contro i pacifisti: «Finché verrà considerata un male la guerra avrà sempre un certo fascino. Quando verrà considerata volgare, cesserà di essere popolare» . E contro gli intellettuali a caccia di popolarità (vale a dire, in ultima analisi, anche contro se stesso): «Vi è una sola cosa al mondo peggiore dell’essere oggetto di chiacchiere; è quella di non esserne oggetto» . Quest’ultima perla di saggezza, tuttavia, fu dimenticata dall’autore allorché Oscar Wilde apprese che il marchese di Queensberry, padre del suo giovane amante, lo aveva pubblicamente accusato di sodomia. Anziché attenersi alla sua massima, Wilde ebbe un sorprendente soprassalto di pruderie vittoriana e sfidò Queensberry, secondo le regole del diritto britannico nei casi di diffamazione, a dimostrare la verità dell’accusa. Gli avvocati del querelato fecero a pezzi il povero Wilde, lo esposero alla pubblica gogna e offrirono alla magistratura le prove per un nuovo processo in cui lo sventurato fu accusato di «gross indecency» (palese libidine, una formula che significava omosessualità) e condannato a due anni di lavori forzati. Morì a Parigi un anno dopo la liberazione permettendosi piccoli lussi che non era più in grado di pagare. Sembra che abbia detto di se stesso negli ultimi giorni della sua vita: «Muoio al di sopra dei miei mezzi» .