ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 12/3/2011, 12 marzo 2011
La malata che diventò immortale - Ha fatto la storia dopo la morte. Ma un libro, finalmente, ne racconta la vita
La malata che diventò immortale - Ha fatto la storia dopo la morte. Ma un libro, finalmente, ne racconta la vita. Un terzo delle colture cellulari utilizzate per la ricerca scientifica in tutto il mondo proviene dalle sue cellule: quasi tutti i medici la conoscono come «HeLa», quasi nessuno sa che si chiamava Henrietta Lacks e che con la sua morte ha salvato innumerevoli vite. Esce in Francia «La vita immortale di Henrietta Lacks», il libro della giornalista americana Rebecca Skloot, che ha lavorato dieci anni per ricostruire la vicenda di questa afroamericana nata nel 1921 e morta trentenne nel ’51, di un cancro all’utero, nel reparto riservato ai poveri e ai neri dell’ospedale Hopkins di Baltimora. La sua fu una vita dura, nell’America segregazionista degli Anni 40: di famiglia così modesta che perfino l’ortografia del nome varia a seconda delle fonti Henrietta Lacks è morta a 30 anni nel ‘51 (Henrietta Lacks, Helen Lane, Helen Larson), illetterata, Henrietta lavorava nei campi di tabacco e lasciò un marito e cinque figli. Prima che si spegnesse, un ricercatore prelevò un campione cellulare, già rassegnato a vederlo morire in fretta com’era sempre successo. E invece le cellule di Henrietta si moltiplicarono: «Crescevano come la gramigna», racconterà poi una dottoressa dell’Hopkins. E non hanno mai smesso. Secondo la stima di un ricercatore, tutte le cellule «HeLa» prodotte in questi sessant’anni peserebbero 50 milioni di tonnellate. Si è sempre pensato che Henrietta sia morta senza sapere tutto ciò. Però Skloot ha ritrovato una microbiologa che nel ‘51 lavorava all’Hopkins nel laboratorio del dottor George Gey. Si chiama Laure Aurelian: «Gey mi ha raccontato di essersi chinato sul letto di Henrietta e di averle mormorato: le vostre cellule vi renderanno immortale. Gli ha spiegato che le sue cellule avrebbero aiutato a salvare innumerevoli vite e lei ha sorriso. E gli ha detto che era felice che il suo dolore potesse essere utile ad altri». Ma forse è una storia troppo bella (e troppo americana) per essere vera. La realtà è meno deamicisiana: se le case farmaceutiche hanno prosperato sulle cellule di «HeLa» e dei ricercatori hanno vinto il Nobel grazie a loro, non un dollaro è finito ai suoi discendenti, tuttora poveri. Per questo Skloot ha creato la Fondazione Henrietta Lacks, che ha l’obbiettivo di provvedere alle spese scolastiche e mediche dei nipoti della donna più famosa della storia della medicina.