Nicole Cacace, Corriere della Sera 12/3/2011, 12 marzo 2011
LA MODERNIZZAZIONE DIETRO LE RIVOLTE
Le rivolte popolari che hanno fatto saltare regimi dittatoriali in Tunisia ed in Egitto e che stanno scuotendo la Libia erano state previste in molte analisi ma non dai politici. Oltre al fallimento delle Intelligence, c’è da denunciare una certa incultura occidentale nella comprensione del grande processo di modernizzazione in atto da anni. In qualche decennio la scolarizzazione è quasi raddoppiata in tutti i Paesi musulmani con una novità, addirittura in 5 dei 12 Paesi esaminati, Iran, Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Tunisia (vedi tabella) gl i anni di scolarità previsti (school life expectancy) delle donne sono superiori a quelli degli uomini. Se si considera, che gli anni di scolarità in questi Paesi sono mediamente molto prossimi ai nostri, che l’età media di questi popoli è giovanissima — 24 anni in media, 18 nello Yemen, contro i nostri 44— si può affermare, senza ombra di dubbio, che le potenzialità nell’uso delle nuove tecniche informatiche da parte loro sono superiori alle nostre. Infatti grande è stata l’importanza di Internet nell’organizzazione delle manifestazioni di piazza. Un altro segno di modernizzazione è il calo della natalità da 5-6 figli per donna a 2-3. In Libia, dal 1980 il numero di figli per donna è calato da 7 a 3, trend simile in Arabia Saudita. Notevole anche il calo dell’endogamia (matrimoni fra cugini), scesa al 10%(era più del 20%) e le iniquità nella distribuzione della ricchezza in Paesi che poveri non sono (indice di Gini sempre superiore a 0,4). Anche in Paesi più ricchi di noi come Qatar, Bahrein, Emirati Arabi, la mortalità infantile è da 3 a 10 volte la nostra e la povertà molto diffusa. Se il «contagio» dovesse estendersi, i Paesi più esposti sono, oltre all’Algeria e al Bahrein, da tempo instabili, l’Iran, Paese senza libertà democratiche, l’Arabia Saudita, Paese ricco ma con alta iniquità sociale, lo Yemen, poverissimo, alta disoccupazione, col Sud a rischio secessione, l’Oman, Paese ricco ma politicamente arretrato. Molti temono, giustamente, le invasioni di migranti e l’influenza di Al Qaeda, anche se molti di questi Paesi sono di immigrazione— Libia, Emirati Arabi, Arabia Saudita — o di non emigrazione come l’Iran. Solo il Marocco ed in parte la Tunisia hanno in passato alimentato movimenti emigratori. Oggi il dramma delle fughe dalla Libia riguarda soprattutto il (quasi) milione di immigrati, egiziani soprattutto, che lavoravano in Libia. Quanto al pericolo dell’islamismo radicale, sempre presente in questi Paesi, qualcosa sta cambiando. Per la prima volta, non sono state bruciate nelle piazze bandiere americane o israeliane e questo è un indicatore del nuovo spirito che anima le rivoluzioni in corso, conseguente anche al grande impatto sull’Islam del discorso del Cairo di Obama del 2009.