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 2011  marzo 12 Sabato calendario

“Il prossimo disastro: Los Angeles sommersa” - Entro i prossimi 30 anni assisteremo a un maxi-terremoto in California che rischia di lasciare Los Angeles in balia delle acque dell’oceano»

“Il prossimo disastro: Los Angeles sommersa” - Entro i prossimi 30 anni assisteremo a un maxi-terremoto in California che rischia di lasciare Los Angeles in balia delle acque dell’oceano». Non ha dubbi Gary Black, professore dell’Università di Berkeley ed esperto del Pacific Earthquake Engineering Research Center, secondo cui, sebbene non esista una correlazione diretta con il sisma in Giappone, gli Usa devono prepararsi a fare i conti con il Big One. Cosa sta succedendo nelle profondità della Terra? «La placca oceanica sta scivolando sotto lo zoccolo continentale. E’ una sorta di progressivo affondamento che avviene attraverso movimenti tellurici a intervalli regolari. Questi producono un’accumulazione di energia che a sua volta crea smottamenti e fratture». Come mai la scossa è stata così violenta? «L’energia accumulata nei precedenti movimenti è stata elevatissima: quella sprigionata ieri è pari a quella consumata in tutti gli Usa nel giro di un mese». Quale rischio corrono le coste occidentali americane? «Ci sono due generi di rischi. Il primo è l’effetto tsunami generato dal movimento della Terra. L’onda del maremoto ha attraversato il Pacifico andando a colpire una zona dalla California all’Oregon. In questi casi è necessario individuare l’ampiezza e l’intensità dell’onda: la prima dipende dalle coste sulle quali va a scontrarsi, la seconda dal tipo di movimento della terra. Quello che preoccupava gli esperti è che l’onda dello tsunami aveva un andamento perpendicolare alle coste Usa e ciò rischiava di rendere l’impatto ancor più forte. Sino ad ora però i danni non sono stati superiori alle stime». E qual è l’altro rischio? «E’ l’innalzamento del livello delle acque, secondo alcuni di circa un metro. Tuttavia mi è sembrato troppo allarmante il rischio di inondazione di intere isole del Pacifico lanciato da qualcuno». Non trova che negli ultimi due anni ci sia stato un aumento delle attività sismiche sul nostro Pianeta? «Abbiamo assistito a molti terremoti e di elevata intensità, anche se le conseguenze in termini di danni e vittime sono dipese sempre dalla dotazione infrastrutturale del territorio colpito e dalla risposta all’emergenza. Gli assestamenti delle placche sono più intensi in questi ultimi anni, ma rientrano sempre in una più generale periodicità». Ritiene che sia colpa del surriscaldamento terrestre, come sostengono alcuni? «Non è una teoria che condivido e ritengo non abbia riscontri. L’effetto serra ha tante conseguenze sul nostro Pianeta, ma non penso che sia la causa di un’intensificazione delle attività sismiche, almeno in questa fase». Insomma, questi terremoti non devono far temere per il futuro? «Di terremoti nei prossimi anni ne vedremo tanti e ad alta intensità. Movimenti sismici che interesseranno tutti i punti nevralgici, compresa la faglia di Sant’Andrea». Parla del rischio di un Big One? «È un evento che credo si verificherà entro i prossimi 30 anni, un terremoto di grande portata colpirà la California meridionale e le aree adiacenti con drammatiche conseguenze». Los Angeles potrebbe fare la fine di alcune isole del Pacifico, sommersa dalle acque? «E’ un’ipotesi da non escludere: la città è da sempre esposta a questo rischio». Il terremoto in Giappone è un campanello d’allarme per la California? «Non c’è correlazione tra il sisma di ieri e un eventuale terremoto in California, sono fenomeni fisicamente distanti. Lo potrebbe essere un evento come quello di Haiti o del Cile, o in aree sismiche in linea con la faglia di Sant’Andrea. In ogni caso ciò che è avvenuto ieri dall’altra parte del Pacifico deve far riflettere l’America».