ANTONIO GNOLI, la Repubblica 12/3/2011, 12 marzo 2011
UN SOGNO LUNGO 42 ORE AL CINEMA
La durata di 42 ore del film I bambini di Golzow – Rai 3 lo programma nei prossimi giorni in fascia notturna – può, fantozzianamente, sollevare qualche problema di tenuta fisica nello spettatore che si accingesse alla sua veduta integrale. Malgrado ciò, il documento è eccezionale. Dal 1961 al 2007 Barbara e Winfried Junge filmano la vita di una piccola comunità tedesca. Ci sono altri casi, anche celebri, di lunghezza monstre; ma cosa si nasconde dietro la dilatazione del tempo cinematografico? Per Andy Warhol il film rappresentava un tempo infinito: un punto della realtà quotidiana registrato nel suo fluire vitale. Quello che mezzo secolo fa era sperimentazione e avanguardia oggi è diventato ipotetico controllo di massa con le telecamere che, sempre più spesso, registrano il continuum della nostra vita sociale. Liberare un film dai condizionamenti del racconto e trascurarne l´impatto emotivo è ancora cinema? Carmelo Bene, di cui esce ora un divertente Contro il cinema (edizioni minimum fax), nonostante i suoi cinque lungometraggi, non ne sopportava più il linguaggio. Emblema del XX secolo, ma in fondo servile verso tutte le altre arti, considerava il cinema un´esperienza conclusa. Discutibile. Però 42 ore di filmato possono sopprimere la sola cosa che quella macchina desiderante ha sempre suscitato: il sogno.