GLAUCO MAGGI, La Stampa 12/3/2011, 12 marzo 2011
“Il cancro è sempre più curabile” - Il successo nell’individuazione precoce dei tumori e i miglioramenti nel loro trattamento stanno rendendo il cancro una malattia curabile o cronica per un numero crescente di americani, allungando i tempi di sopravvivenza
“Il cancro è sempre più curabile” - Il successo nell’individuazione precoce dei tumori e i miglioramenti nel loro trattamento stanno rendendo il cancro una malattia curabile o cronica per un numero crescente di americani, allungando i tempi di sopravvivenza. Secondo la più recente ricerca dell’Istituto Nazionale del cancro (Nci) e del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), i sopravvissuti negli Usa sono passati da 3 milioni (l’1,5% della popolazione) nel 1971 a 9,8 milioni nel 2001 (il 3,5%) e a 11,7 milioni nel 2007 (il 3,9%): in poche parole, un americano malato su 25. All’ultima data rilevata tra i malati in vita, i tumori al seno (22,1%), alla prostata (19,4%) e all’intestino retto (9,5%) sono risultati quelli più diagnosticati, pesando per il 51% del totale. Le donne, con il 54,3% dei casi, si sono dimostrate più resistenti degli uomini (45,7%). La spiegazione del vantaggio statistico femminile, spiegano gli studiosi, è nel fatto che i tumori frequenti tra le donne, al seno e all’utero, di solito si manifestano in età più giovane, vengono diagnosticati presto e possono essere curati con maggiore successo: inoltre, le aspettative di vita tra le femmine sono più alte. Assieme ai progressi specifici della scienza medica contro i tumori, la longevità è quindi un fattore rilevante del costante incremento dei tassi di sopravvivenza. «Poiché molti superstiti vivono più a lungo dopo la diagnosi e la popolazione americana sta invecchiando, il numero di persone con il cancro che si mantengono in vita continuerà ad aumentare», hanno scritto i ricercatori nello studio, che è apparso nel rapporto settimanale dell’11 marzo sulle «Malattie e la mortalità». Per la ricerca sono stati utilizzati i dati clinici sulle persone diagnosticate con un tumore tra il 1975 e il 2006, ricavati da nove registri sul cancro che sono parte del programma «Seer» (Surveillance, Epidemiology, End Results, sorveglianza, epidemiologia e risultati finali), che copre il 10% della popolazione degli Usa e ha iniziato a raccogliere le informazioni sui tumori dal 1973. Lo scopo della banca dati è di monitorare il trend della malattia nel tempo e ciò ha permesso di verificare quanti pazienti diagnosticati con il cancro nei tre decenni precedenti erano ancora in vita il 1˚ gennaio 2007. In quella data, il 64,8% dei superstiti era in vita da almeno cinque anni dopo la scoperta della malattia, e tra costoro il 57,2% erano femmine. La percentuale di donne aumenta al 67,5% tra chi è sopravvissuto per oltre 15 anni al cancro. Oltre un milione (1,1) ha convissuto con il tumore per 25 anni o più, e tra costoro le donne sono state tre su quattro (il 75,4%). Tra tutti i sopravvissuti il 59,5% aveva già compiuto i 65 anni, il 35,2% aveva tra 40 e 64 anni, il 4.5% tra i 20 e i 39 anni, e meno dell’1% era minore di 19 anni. Il numero più elevato di viventi con il cancro alla prostata, 1,5 milioni di uomini, è risultato quello nella fascia di età tra il 65 e gli 84 anni, mentre la percentuale maggiore dei superstiti con i tumori al seno, alla tiroide, all’utero e alla pelle (melanoma) è stato evidenziato nel gruppo di età tra i 40 e i 64 anni. Tra i più giovani superstiti al cancro, quelli minori di 19 anni, il 31% era malato di leucemia. Per gli autori del rapporto il numero in aumento dei sopravvissuti sottolinea l’esigenza che il personale medico «si dedichi ad affrontare gli effetti potenziali di lungo termine sul benessere fisico e psicologico dei superstiti», fornendo loro cure e attenzioni coordinate e promuovendo comportamenti sani, come smettere di fumare e fare esercizio fisico, per ridurre il rischio di ricadute o di nuovi tumori.