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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Un voto per nulla vincolante, un voto - per dir così - puramente consultivo, accende la fantasia dei nemici di Renzi, quelli che sperano in qualche modo di ridimensionare o addirittura di far cadere il segretario premier.

Di che si tratta?
Lei sa che ogni disegno di legge deve seguire un suo percorso prima di essere approvato e divenire legge dello Stato. Il primo gradino di questa scala è il passaggio in varie commissioni parlamentari, che studiano il provvedimento con occhialini di vario tipo. La commissione Affari costituzionali, per esempio, studia se il testo è conforme al dettato della Costituzione, la commissione Bilancio si occupa delle coperture, eccetera eccetera. Il disegno di legge battezzato dallo stesso Renzi “La Buona Scuola” affrontava ieri l’esame della commissione Affari costituzionali, alla fine s’è votato e il parere della commissione è risultato negativo. 10 voti contrari e 10 voti favorevoli, il che al Senato equivale a una bocciatura. Non importa che il presidente Finocchiaro abbia votato a favore. Si attribuisce il flop al voto di Mario Mauro che fino all’altro giorno stava con la maggioranza, ma che l’altro giorno ha salutato Renzi e s’è messo all’opposizione: «La buona scuola è scritta male. Fermiamoci un attimo tutti a riflettere perché va scritta meglio», ha detto. La De Petris, di Sel, ha approfittato per sparare contro la legge ad alzo zero (non piace a nessuno, eccetera). Non parliamo dei Cinquestelle.  

Come mai se la commissione Affari costituzionali dà parere negativo la legge va avanti lo stesso?
La commissione non è un organo tecnico - come la Corte costituzionale - ma politico. Il suo è appunto un parere. Il governo può tenerne conto o no. Piuttosto si fanno i conti e si ragiona sul fatto che in Senato, dove Renzi avrebbe un margine di 7-8 voti, il rischio di andar sotto è concreto.  

Non ci sono centomila insegnanti da sistemare entro il 1° settembre?
Già. Infatti molti propongono (da ultimo, proprio ieri, il Movimento 5 Stelle) di far confluire le assunzioni in un decreto da emanare apposta. E poi, stralciato quel punto, di rimettere in discussione tutto il resto della legge. Gli ultimi prima dei grillini a consigliare lo stralcio sono stati i bersaniani Gotor e Tocci. Ma è un punto di cui Renzi non vuol sentir parlare. Il premier ha più volte detto in questi ultimi giorni di essere disposto a rivedere certi passaggi della Buona Scuola, ma non è troppo tenero sui punti che tutti considerano irricevibili. Non vuole mettere in piedi organi collegiali che sostituiscano i presidi nella loro attività di giudizio e indirizzo, meno che mai organi collegiali di cui facciano parte i genitori. Si possono rivedere, invece, gli sgravi fiscali per i privati che investono negli istituti e anche le forme di regolarizzazione dei tanti precari che non saranno sistemati il 1° settembre, pur avendo accumulato nel corso degli anni parecchi meriti e parecchi diritti. Si sa già che la minoranza dem presenterà degli emendamenti su queste materie e che questi emendamenti passeranno col parere favorevole del governo.  

E la riforma del Senato?
Anche su questa Renzi è disposto a fare qualche passo indietro o di lato. L’idea è quella di lavorare sulla questione dell’eleggibilità dei senatori, cioè di farli scegliere dal popolo (elezione diretta) invece che dai consigli regionali al loro interno. Il metodo più semplice e che non provocherebbe ritardi significativi nell’approvazione della legge sarebbe quello che inserire un listino di candidati-senatori dentro le liste per le elezioni regionali, in modo da far subito sapere all’elettore quale tra i deputati regionali eventualmente prescelto entrerebbe anche a Palazzo Madama. L’altra via possibile è di ridiscutere per intero l’articolo 2, cioè in pratica di ripensare tutto e ricominciare daccapo. Se Renzi scegliesse questa seconda strada allora sarebbe definitivamente chiaro che vuole davvero andare al voto alla scadenza naturale di questa legislatura, cioè nel 2018.  

Come sono a questo punto i rapporti con la minoranza?
Sarebbe più giusto chiedere come sono i rapporti della minoranza con Renzi. Calato il polverone della pretesa sconfitta alle Regionali, è rimasto chiaro - ha dovuto ammetterlo persino Cesare Damiano - che comunque in un anno il Pd s’è trovato a comandare in 17 regioni su 20. Il che è una vittoria. Ulteriore depressione ha generato in tutta l’area ribelle la classe dirigente esibita da Landini al lancio di “Coesione sociale”: Piperno e Scalzone, due vecchi attrezzi degli anni di piombo, quasi di settant’anni, quando non di più. (leggi)

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