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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

C’è un campo di soia a perdita d’occhio, davanti al campanile antico della Borgata San Lorenzo

C’è un campo di soia a perdita d’occhio, davanti al campanile antico della Borgata San Lorenzo. Ci sono cani, gatti, galline, conigli, colline magnifiche come onde del mare, le vigne dell’Arneis, la panetteria dell’assessore, il «Bar Ristorante Italia». E proprio qui, ieri mattina alle 6 e 30, è stato assassinato un uomo. Un solo colpo di pistola alla testa, probabilmente una calibro 9. Si chiamava Patrizio Piatti, 65 anni, orafo in pensione. Lavorava ancora tutti i giorni a Torino, specializzato nel restauro di orologi preziosi, ma tornava ogni notte a dormire a casa. In questa villetta di mattoni rossi, squadrata, con la legnaia sul retro e nessuna pretesa di ricchezza, in mezzo alle campagne fra Asti e Alba. Patrizio Piatti era un uomo metodico, stava uscendo di casa alla solita ora, camicia e pantaloni blu. Era già in garage, pronto a salire sulla sua Fiat 500, quando ha sorpreso due uomini. E’ in quel momento che è successo.
«Non ce l’hanno fatta»
«Ho sentito delle urla, poi uno sparo. Sono corsa giù con il cuore in gola, urlavo anche io: Patrizio, Patrizio! L’ho trovato riverso sul pavimento, aveva il viso insanguinato, ma respirava. Ho chiamato l’autoambulanza». E’ stata la moglie, la signora Maddalena Giotto, 65 anni, a dare l’allarme. La borgata si è svegliata con il suono delle sirene e le grida di sgomento: «Non ce l’hanno fatta, non sono riusciti a rianimarlo! E’ morto, è morto...». Si è svegliata con questa paura che adesso si può quasi toccare, come un oggetto solido. «Siamo stati svegliati da una telefonata della signora Maddalena» racconta Margherita Occhetti, la proprietaria del Bar Italia. «Erano da poco passate le 7. Ha detto che avevano sparato a suo marito, che volevano fare un furto, l’ennesimo».
Furti in casa, nella zona, tanti. Gli ultimi tre, in sequenza, venti giorni fa. «Sono entrati dalla maestra Rita, su al Vareglio, hanno forzato la porta di notte e arraffato tutto quello che hanno trovato», dice la panettiera ed assessore Graziella Sarti. Un problema così sentito, da costringere il sindaco Michele Sandri ad organizzare delle ronde. «Ronde è una parola che non mi piace - dice subito - si presta a dubbie interpretazioni. Però è vero: io e i miei assessori, a turno, da più di un anno, giriamo di notte per cercare di controllare il territorio. Sono sconvolto per quanto è successo. Il signor Piatti era una persona perbene, tranquilla, riservata. E’ assurdo che possa essere accaduta una cosa del genere».
In una giornata piena di emotività, i carabinieri agli ordini del maggiore Nicola Ricchiuti hanno cercato di mettere in fila i fatti. Per tutto il pomeriggio, hanno sentito la moglie, i figli e il socio di Patrizio Piatti. Segno che, comunque, intendono escludere qualsiasi altro possibile movente. A tarda sera, un investigatore dice soltanto: «Sembrerebbe una rapina finita male. stata una colluttazione, magari il colpo è partito accidentalmente. Ma dalla villetta non è stato portato via nulla. Quindi, al momento, restano aperte tutte le ipotesi». Un testimone ha visto un’auto posteggiata al fondo della strada sterrata, oltre il campo di soia. Dopo lo sparo, due uomini sono scappati a piedi per oltre 200 metri, prima di salire a bordo. Forse c’era un complice ad aspettarli con il motore acceso.
Il negozio di Torino
Il socio di Piatti si chiama Marco Artusio. E’ un quarantenne di Rivoli appassionato di motociclette. Anche lui, ogni mattina, partiva da casa per andare a Torino, nel laboratorio di via Rossana, nel quartiere San Paolo. Non è un negozio aperto al pubblico. Non c’è l’insegna. Le serrande sono abbassate. I vicini sembrano non avere alcunché di significativo da dire: «Vedevamo il signor Piatti e il signor Artusio solo quando uscivano in strada per buttare la pattumiera».
E’ difficile ipotizzare un altro movente. «Non ci sono ombre nella vita della vittima - dice un investigatore - debiti o precedenti penali. Nulla». E così, quando è ormai notte, mentre il cielo tuona e l’acqua inzuppa la terra, bisogna ritornare alla casa di mattoni rossi in mezzo a queste colline. Per tutto il pomeriggio, i carabinieri del Ris sono andati avanti e indietro. Stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio. Ora la villetta è sotto sequestro. Patrizio Piatti lascia due figli ventenni. Il maschio è venuto a prendere un grosso cane, un pastore bernese, che era legato sul retro. Ha portato via anche i conigli. Perché questa è una terra contadina, fatta di lavoro, di bestie e di silenzi.

un campo di soia a perdita d’occhio, davanti al campanile antico della Borgata San Lorenzo. Ci sono cani, gatti, galline, conigli, colline magnifiche come onde del mare, le vigne dell’Arneis, la panetteria dell’assessore, il «Bar Ristorante Italia». E proprio qui, ieri mattina alle 6 e 30, è stato assassinato un uomo. Un solo colpo di pistola alla testa, probabilmente una calibro 9. Si chiamava Patrizio Piatti, 65 anni, orafo in pensione. Lavorava ancora tutti i giorni a Torino, specializzato nel restauro di orologi preziosi, ma tornava ogni notte a dormire a casa. In questa villetta di mattoni rossi, squadrata, con la legnaia sul retro e nessuna pretesa di ricchezza, in mezzo alle campagne fra Asti e Alba. Patrizio Piatti era un uomo metodico, stava uscendo di casa alla solita ora, camicia e pantaloni blu. Era già in garage, pronto a salire sulla sua Fiat 500, quando ha sorpreso due uomini. E’ in quel momento che è successo.
«Non ce l’hanno fatta»
«Ho sentito delle urla, poi uno sparo. Sono corsa giù con il cuore in gola, urlavo anche io: Patrizio, Patrizio! L’ho trovato riverso sul pavimento, aveva il viso insanguinato, ma respirava. Ho chiamato l’autoambulanza». E’ stata la moglie, la signora Maddalena Giotto, 65 anni, a dare l’allarme. La borgata si è svegliata con il suono delle sirene e le grida di sgomento: «Non ce l’hanno fatta, non sono riusciti a rianimarlo! E’ morto, è morto...». Si è svegliata con questa paura che adesso si può quasi toccare, come un oggetto solido. «Siamo stati svegliati da una telefonata della signora Maddalena» racconta Margherita Occhetti, la proprietaria del Bar Italia. «Erano da poco passate le 7. Ha detto che avevano sparato a suo marito, che volevano fare un furto, l’ennesimo».
Furti in casa, nella zona, tanti. Gli ultimi tre, in sequenza, venti giorni fa. «Sono entrati dalla maestra Rita, su al Vareglio, hanno forzato la porta di notte e arraffato tutto quello che hanno trovato», dice la panettiera ed assessore Graziella Sarti. Un problema così sentito, da costringere il sindaco Michele Sandri ad organizzare delle ronde. «Ronde è una parola che non mi piace - dice subito - si presta a dubbie interpretazioni. Però è vero: io e i miei assessori, a turno, da più di un anno, giriamo di notte per cercare di controllare il territorio. Sono sconvolto per quanto è successo. Il signor Piatti era una persona perbene, tranquilla, riservata. E’ assurdo che possa essere accaduta una cosa del genere».
In una giornata piena di emotività, i carabinieri agli ordini del maggiore Nicola Ricchiuti hanno cercato di mettere in fila i fatti. Per tutto il pomeriggio, hanno sentito la moglie, i figli e il socio di Patrizio Piatti. Segno che, comunque, intendono escludere qualsiasi altro possibile movente. A tarda sera, un investigatore dice soltanto: «Sembrerebbe una rapina finita male. stata una colluttazione, magari il colpo è partito accidentalmente. Ma dalla villetta non è stato portato via nulla. Quindi, al momento, restano aperte tutte le ipotesi». Un testimone ha visto un’auto posteggiata al fondo della strada sterrata, oltre il campo di soia. Dopo lo sparo, due uomini sono scappati a piedi per oltre 200 metri, prima di salire a bordo. Forse c’era un complice ad aspettarli con il motore acceso.
Il negozio di Torino
Il socio di Piatti si chiama Marco Artusio. E’ un quarantenne di Rivoli appassionato di motociclette. Anche lui, ogni mattina, partiva da casa per andare a Torino, nel laboratorio di via Rossana, nel quartiere San Paolo. Non è un negozio aperto al pubblico. Non c’è l’insegna. Le serrande sono abbassate. I vicini sembrano non avere alcunché di significativo da dire: «Vedevamo il signor Piatti e il signor Artusio solo quando uscivano in strada per buttare la pattumiera».
E’ difficile ipotizzare un altro movente. «Non ci sono ombre nella vita della vittima - dice un investigatore - debiti o precedenti penali. Nulla». E così, quando è ormai notte, mentre il cielo tuona e l’acqua inzuppa la terra, bisogna ritornare alla casa di mattoni rossi in mezzo a queste colline. Per tutto il pomeriggio, i carabinieri del Ris sono andati avanti e indietro. Stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio. Ora la villetta è sotto sequestro. Patrizio Piatti lascia due figli ventenni. Il maschio è venuto a prendere un grosso cane, un pastore bernese, che era legato sul retro. Ha portato via anche i conigli. Perché questa è una terra contadina, fatta di lavoro, di bestie e di silenzi.

un campo di soia a perdita d’occhio, davanti al campanile antico della Borgata San Lorenzo. Ci sono cani, gatti, galline, conigli, colline magnifiche come onde del mare, le vigne dell’Arneis, la panetteria dell’assessore, il «Bar Ristorante Italia». E proprio qui, ieri mattina alle 6 e 30, è stato assassinato un uomo. Un solo colpo di pistola alla testa, probabilmente una calibro 9. Si chiamava Patrizio Piatti, 65 anni, orafo in pensione. Lavorava ancora tutti i giorni a Torino, specializzato nel restauro di orologi preziosi, ma tornava ogni notte a dormire a casa. In questa villetta di mattoni rossi, squadrata, con la legnaia sul retro e nessuna pretesa di ricchezza, in mezzo alle campagne fra Asti e Alba. Patrizio Piatti era un uomo metodico, stava uscendo di casa alla solita ora, camicia e pantaloni blu. Era già in garage, pronto a salire sulla sua Fiat 500, quando ha sorpreso due uomini. E’ in quel momento che è successo.
«Non ce l’hanno fatta»
«Ho sentito delle urla, poi uno sparo. Sono corsa giù con il cuore in gola, urlavo anche io: Patrizio, Patrizio! L’ho trovato riverso sul pavimento, aveva il viso insanguinato, ma respirava. Ho chiamato l’autoambulanza». E’ stata la moglie, la signora Maddalena Giotto, 65 anni, a dare l’allarme. La borgata si è svegliata con il suono delle sirene e le grida di sgomento: «Non ce l’hanno fatta, non sono riusciti a rianimarlo! E’ morto, è morto...». Si è svegliata con questa paura che adesso si può quasi toccare, come un oggetto solido. «Siamo stati svegliati da una telefonata della signora Maddalena» racconta Margherita Occhetti, la proprietaria del Bar Italia. «Erano da poco passate le 7. Ha detto che avevano sparato a suo marito, che volevano fare un furto, l’ennesimo».
Furti in casa, nella zona, tanti. Gli ultimi tre, in sequenza, venti giorni fa. «Sono entrati dalla maestra Rita, su al Vareglio, hanno forzato la porta di notte e arraffato tutto quello che hanno trovato», dice la