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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

La riconoscenza di Walter Zenga. Arriva sulla panchina della Samp e si porta uno staff composto dagli amici di sempre. Come vice ha scelto Cagni, suo compagno ai tempi di San Benedetto

È l’Uomo Ragno ma con una memoria da elefante. Nel ritorno in Italia di Walter Zenga, neo allenatore della Sampdoria che venerdì mattina verrà presentato dal vulcanico presidente Ferrero, ci sono aspetti romantici che sembrano usciti dal libro Cuore. Intorno a sé l’ex portiere di Inter e Sampdoria, nonché della Nazionale a Italia ’90, ha voluto gli amici di una vita rimastigli vicini nonostante il lungo esilio sulle panchine romene, serbe, turche e degli Emirati. Il suo nuovo staff è un cerchio magico di gente che vede il calcio, ma anche la vita, i rapporti e il viaggio proprio come lui.
Staff di globetrotter
Il preparatore atletico Alberto Bartali, di Pontedera, viene dai russi dello Zenit San Pietroburgo. Quello dei portieri Antonello Brambilla, lui di Vimercate, ha girovagato con Zenga sui campi di Romania e Arabia Saudita. Sono tutti globetrotter che come l’Uomo Ragno a un certo punto hanno preso un volo e si sono rimessi in gioco lontano per la curiosità e la voglia di non fermarsi. Mentre come suo vice Zenga ha scelto quello che a più riprese ha definito come «fratello maggiore». Gigi Cagni non ha allenato all’estero ma non ha nulla del classico vice. Dieci anni più di Zenga (65 contro 55), un lungo curriculum di panchine tra A e B (Piacenza, Verona, Genoa, Salernitana, Empoli, Parma, Sampdoria stessa), non sarà il semplice collaboratore che aiuta il titolare nelle incombenze meno nobili. No, Cagni sarà un fratello maggiore e un primo consigliere con tanto mestiere. Lui e Zenga daranno vita in panchina a quella coppia che in campo si capiva al volo 35 anni fa a San Benedetto del Tronto. Avete capito bene: questa favoletta nasce negli Anni Ottanta nelle Marche. Quando la Sambenedettese che sogna la serie B si affida a un portiere ventenne con la testa un po’ matta e in difesa a un roccioso bresciano che non sbaglia un intervento.
«Un fratello maggiore»
L’amicizia tra i due nasce qui, battendo Benevento, Francavilla, Giulianova e Paganese. È qualcosa di istintivo, sono diversi ma vanno d’accordissimo. Zenga è l’istrione con milioni di parate che lo attendono prima della maledetta spizzata di Caniggia; Cagni è più riflessivo ed è atteso da centinaia di panchine per diventare il simbolo dei tecnici «difensivisti». Seguono carriere lontane, ma il rapporto che nasce in quell’estate 1980 non verrà mai meno. Fino all’altro giorno, quando il Viperetta Ferrero imbecca la ripresa della favola e chiede al neo tecnico: «Chi vuoi come collaboratore?». La risposta di Zenga riavvolge il nastro di 35 anni: «Voglio Gigi Cagni, ci ho giocato e lo conosco da una vita: può venire anche subito…». Detto fatto. Cagni è piombato a Genova e qui troverà pure il ds Carlo Osti, che giovanissimo iniziò la sua carriera da dirigente nel suo Piacenza. Insieme lanciarono Inzaghi, Gilardino e il Lucarelli del Parma. È un altro capitolo della favola. Zenga ha annunciato che Cagni avrà una figura nuova: farà il «secondo attivo», si occuperà della fase difensiva. «Uno che in campo guidava la difesa come lui – spiega – può dare consigli preziosi ai difensori di oggi». Per la fase offensiva l’Uomo Ragno ha pescato di nuovo nel suo passato: ecco Claudio Bellucci, ex compagno della Sampdoria 1994.