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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

TOMBE SVUOTATE E RIVENDUTE. GLI AFFARI SI FANNO AL CIMITERO

Carte false pur di possedere la dimora cui i napoletani più tengono, quella al cimitero, la “vera casa” che nessuno può contestare o sottrarre perché “eterna”. O quasi. Non in qualche angoletto del cimitero di Poggioreale, il più grande nonché il Monumentale di Napoli, dove l’eternità e la pax erano diventate un riferimento e un desiderio molto relativi se, come ha scoperto la Guardia di Finanza, un gruppo di persone senza scrupolo e senza rispetto aveva organizzato un traffico di cappelle e di loculi, svuotati, occupati, rivenduti. Con atti falsi, appunto. Elementi di spicco dell’organizzazione, secondo le indagini, sarebbero il notaio napoletano Filippo Improta, sottoposto alla misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per 6 mesi, e due imprenditori del settore funerario: Vincenzo Tammaro e Gennaro Reparato, già sottoposti a obbligo di firma nel corso della prima fase investigativa del giugno 2012. Sono in tutto 17 le persone coinvolte a vario titolo nelle indagini.
Secondo gli investigatori, Tammaro e Reparato, tra il 2007 e il 2012, hanno indebitamente acquistato diverse cappelle funerarie, molte risalenti al diciannovesimo secolo. Gli acquisti sarebbero stati messi in atto mediante la stipula di atti di compravendita falsi redatti dal notaio Improta. Uno dei passaggi fondamentali delle preliminari attività investigative, spiega il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, è stata la denuncia degli eredi di una nota famiglia napoletana che, dopo un lungo periodo di assenza dalla città, nell’effettuare una visita ai propri defunti ebbero modo di constatare che nella cappella di famiglia, lussuosamente ristrutturata e con la sostituzione del cancello d’ingresso, erano state rimosse le salme che vi erano sepolte.
L’illecito traffico di cappelle funerarie ha causato al Comune di Napoli un danno economico di 3,2 milioni di euro, il regolamento dei servizi cimiteriali vieta infatti la compravendita tra privati di cappelle funebri: i titolari, in caso di rinuncia, devono informare il Comune che provvede alla riassegnazione pubblica dell’area e alla riscossione del prezzo della nuova concessione. Di recente il Comune, sulla base di atti sequestrati in alcune fasi delle indagini, ha riacquisito al patrimonio municipale 90 monumenti funerari venduti sulla carta per cifre al di sotto della stima corrente, complessivamente 2,5 milioni.
L’indagine partì dalla scoperta di una cappella funeraria offerta on line a 800mila euro e di un manufatto funerario a 250mila euro. I due imprenditori hanno presentato false prove al tribunale del Riesame per ottenere il dissequestro di una cappella e sviare le indagini. La banda aveva anche degli informatori al cimitero che segnalavano le cappelle o i loculi da vendere perché “liberabili” da salme che la famiglia dei defunti visitava di rado. Luoghi che venivano svuotati anche alterando il registro delle salme, «arbitrariamente rimosse e fatte sparire chissà dove» scrive il pm Roberta D’Auria.