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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

VOI VIVRESTE SENZA SESSO?

«Non mi stupisce che molta gente si scandalizzi quando si parla di assistenza sessuale ai disabili. Certe cose, se non le vivi, fai fatica a capirle». Maximiliano Ulivieri, 45 anni, toscano, affetto da una malattia rara che debilita gli arti, è uno dei promotori del disegno di legge attualmente all’esame del Parlamento che prevede l’introduzione in Italia di queste figure. All’argomento ha anche dedicato un sito, LoveGiver.it, e un libro, LoveAbility (Edizioni Centro Studi Erickson, pagg. 120, € 14,50), scritto con l’aiuto di esperti. «Prima delle ultime elezioni, ho convinto la Regione Toscana a firmare un protocollo nel quale si impegna a sperimentare questa figura. Anche alcuni assessori di Emilia-Romagna e Piemonte si sono detti favorevoli all’iniziativa».
L’idea del progetto di legge com’è nata?
«Dalla mia esperienza. Anni fa avevo un blog in cui parlavo della mia disabilità, anche delle cose più private. Tanta gente cominciò a scrivermi, mi raccontavano problemi personali, intimi. Capii che non ero solo. Poi scoprii che all’estero, per i disabili, esistevano gli assistenti sessuali».
Ne ha cercato uno?
«I primi tempi frequentavo le escort. Con l’arrivo di Internet tutto è diventato più facile, perché potevo entrare in contatto con tante persone senza preoccuparmi del mio aspetto. Due ragazze mi hanno fatto sentire unico, come un Picasso in un mondo di quadri normali. Ho imparato ad amarmi di più, ed è arrivato l’amore, e le prime fidanzate. Sei anni fa mi sono sposato».
Tante persone non sono così fortunate.
«Spesso, più che dal grado di disabilità, dipende dal contesto in cui si vive. Alcune famiglie non accettano l’idea che il proprio figlio disabile possa avere esigenze affettive e sessuali, e quindi gli negano certe esperienze. Questi giovani crescono percependo il proprio corpo solo come fonte di dolore. Tanti genitori, invece, vorrebbero aiutare i loro ragazzi, ma non sanno come fare. Conosco famiglie prostrate, madri costrette a masturbare i figli che, non trovando sfogo alle proprie pulsioni, diventano aggressivi. In queste situazioni l’assistente sessuale è risolutivo».
Come assumono questo ruolo?
«Va precisato che non è una prostituta o un gigolò, ma una figura che opera in situazioni estreme. Le selezioni per il corso di formazione sono difficili, e il corso stesso è duro, perché si va a scavare nella vita psicologica dell’aspirante assistente. Solo dopo aver superato un esame, si viene iscritti all’albo al quale potranno attingere le famiglie, o i singoli disabili, per una serie di sedute il cui costo, comunque contenuto, sarà a loro carico».