Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

LA MIA GROSSA, GRASSA STARTUP GRECA

Nonostante una penetrazione internet da terzo mondo (meno del 58%) e il baratro finanziario incombente, Atene partorisce una nuova generazione di startup anticrisi. Sessanta milioni di euro investiti l’anno scorso contro i sedici di quattro anni fa. Alla faccia di una burocrazia che rende comiche certe intraprese: dalle avventure di Alex Christodoulou, trentasettenne fondatore di Locish che ci ha messo un anno a farsi licenziare dalla scuola pubblica dove insegnava (ritardo che ha fatto naufragare le sue velleità portandolo a trasferirsi a Londra per aprire una nuova società: Weengs). Fino agli stoici ragazzi di The Gadget flow, app per smartphone creata per cercare online aggeggi curiosi da geek, che si sono visti bloccati fondi pubblici già stanziati per ripianare le casse statali. Con spirito mediterraneo però, i greci non demordono: «C’è stato un cambio di mentalità», dice Angelos Tsakanikas dell’istituto di ricerca Iobe. «Prima della crisi la gran parte dei giovani aspirava a un tranquillo impiego pubblico, oggi ogni dottorando sogna la sua startup». Progetti web-based facilitati da una fauna di professionalità qualificate da far invidia alla Silicon Valley: secondo le stime del World economic forum, il paese è tra i primi dieci al mondo per capacità di produrre ingegneri. E non è un caso che imprese greche di successo come Horizon, pur trasferendo headquarter e uffici commerciali nella baia di San Francisco, secondo una curiosa logica di delocalizzazione retroattiva, decidano di lasciare la struttura tecnica proprio ad Atene (dove i programmatori, in media, guadagnano il 30 per cento in meno dei colleghi americani). Grazie all’appoggio di istituzioni straniere e di qualche imprenditore ellenico nascono i primi business angel. C’è l’incubatore Orange Grove dell’ambasciata olandese, Venture Garden, nata in seno alla business school dell’American College of Greece e Corallia creata con lo scopo di generare cluster nei settori del gaming e delle nanotecnologie. – Raffaele Panizza