
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Expo celebrava la giornata della Russia, così Putin è venuto a Milano, ha passato la mattinata nel suo padiglione, ha visto Renzi, quindi è sceso a Roma per incontrare Francesco (colloquio voluto dallo zar russo), poi è andato da Mattarella, alla fine ha incontrato Berlusconi a Fiumicino, il tempo di fare due chiacchiere prima del rientro. Sappiamo anche che all’Expo ha pranzato nel Palazzo Italia, ravioli di branzino con pomodoro fresco e basilico, orata al basilico, olive taggiasche con insalata di patate, sorbetto, il tutto innaffiato da Ribolla gialla e preparato da quelli di Peck. Brindisi finale con Ferrari Brut “Orgoglio Italia”.
• Non gira un po’ troppo dalle nostre parti, ’sto Putin? Prima Renzi che va a Mosca, poi lui che si fa intervistare da quelli del “Corriere” (e se ne vanno due pagine), ieri l’Expo... Tutto in regola?
Putin ha scelto l’Italia come punto d’attacco alla coalizione che gli commina le sanzioni e gli fa una specie di guerra fredda per le faccende ucraine. D’altra parte le imprese italiane sbuffano per le sanzioni, e spingono Salvini a far casino contro l’Europa. La linea dura della Merkel e soprattutto di Obama farà anche male a lui, ma a noi è costata un miliardo. E gli europei, che fanno tanto la morale sulla Crimea e sul Donbass, non hanno poi troppo le carte in regola: hanno cominciato loro (cioè abbiamo cominciato noi) il gioco pericoloso di attirare l’Ucraina nell’orbita Ue con qualche tentazione di trascinarla fino alla Nato. Pensare che la cosa potesse lasciare indifferente Mosca era abbastanza insensato. Inoltre Poroshenko, l’attuale presidente, è stato sì eletto regolarmente, e però questa elezione è stata indotta da un colpo di stato che ai democratici europei è sembrato quanto di più legittimo... Invece, quando parla del vecchio capo di Kiev, Putin usa sempre l’espressione “Il presidente Yanukovich...» e ha l’aria di tenere il cappello in mano.
• Gli si imputa tuttavia la mezza guerra civile ucraina, il tentativo di annettersi con la forza il sud-est del Paese dopo essersi preso la Crimea.
Ieri, dopo il colloquio con Renzi, ha detto: «Abbiamo parlato delle sanzioni, ma in modo realistico. Abbiamo parlato di come queste sanzioni ci impediscono di collaborare. Ci sono ostacoli oggettivi che le sanzioni impongono alle imprese che vogliono gli appalti: tutti i progetti in comune sono bloccati da questi provvedimenti. Quindi queste sanzioni o si eliminano o bisogna modificarle». Secondo Putin, gli imprenditori italiani non vogliono assolutamente interrompere i rapporti con la Russia, per cui mostrano invece un interesse crescente. Putin ha ricordato che l’Italia è il secondo Paese per volume di gas in Europa, mentre sono sempre di più «le aziende italiane che partecipano» negli investimenti russi e puntano a valorizzare e ad accrescere gli stessi. Della situazione Ucraina ha parlato più dettagliatamente Renzi, riferendo lo scambio avvenuto nel colloquio a quattrocchi col presidente russo. «La vera questione oggi riguarda gli accordi di Minsk 2 che, se rispettati, e Putin sottolinea “integralmente”, sono la stella polare. Se si procederà in modo spedito in quella direzione, la fase di tensioni, di sanzioni e di contro sanzioni commerciali verrà meno. È tutto legato al protocollo di Minsk"».
• Che cos’è il protocollo di Minsk?
Minsk 2, cioè il secondo accordo, quello che ha chiuso, più o meno, le ostilità lo scorso febbraio. Tredici punti, in cui ci si impegna a cessare il fuoco, a stabilire una fascia di cinquanta chilometri tra ribelli e le forze del regime e a varare una serie di misure politiche che garantiscano l’autonomia dei filorussi. Si procede a stento, e la sensazione fin da subito è che Putin non abbia il pieno controllo dei ribelli, i quali vogliono più di quanto a lui basterebbe. Su quello che ha detto Renzi, è divertente sottolineare che il nostro premier ha fatto capire al suo interlocutore di essere favorevole al mondiale in Russia, senza conseguenze dunque per Mosca dall’affare Fifa. «Spero solo di darle un dispiacere sportivo...».
• Intanto a giocare in Russia dobbiamo arrivarci... Il Papa, Mattarella?
Le solite cose. La pace, eccetera.
• Quante possibilità ci sono che il gioco di spaccare il fronte avversario riesca?
Putin ha dalla sua qualcosa che, in quelle dimensioni, non hanno né la Merkel né Obama né Renzi. Un consenso enorme, ottenuto senza trucchi, da parte di un paese che sotto la sua guida si sente rinato a se stesso e al mondo.
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