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 2015  giugno 11 Giovedì calendario

LE BORSE RIMBALZANO CON BANCHE E TITOLI MINERARI

Più volte nelle ultime settimane si è vista una correlazione negativa tra l’andamento dell’euro e quello delle Borse continentali: quando la valuta si apprezzava i listini scendevano e viceversa. Ieri è andato in scena un altro copione anche se sempre legato all’andamento del mercato valutario. Ieri infatti si è visto un chiaro deprezzamento del dollaro, che è sceso ai minimi da tre settimane rispetto alle sue principali controparti. Questa flessione è partita dal cambio con lo yen risalito dopo che il governatore della Banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda ha dichiarato che la valuta «non potrà scendere ancora molto». La flessione del dollaro ha contribuito al rialzo dei prezzi delle principali materie prime (quotate in dollari) innescando forti acquisti sui settori minerario e petrolifero. Questi comparti, insieme a quello bancario e dei servizi finanziari, hanno contribuito al «rimbalzo» delle Borse europee che, dopo una striscia negativa che durava da circa sei sedute consecutive, hanno riguadagnato terreno. Visto il notevole peso specifico della componente finanziaria ed energetica, che insieme valgono oltre metà della capitalizzazione del Ftse Mib, ieri Piazza Affari è stata particolarmente brillante (+2,50%). Bene anche le altre piazze continentali con Parigi in rialzo dell’1,75%, Francoforte del 2,40%, Madrid dell’1,46% e Londra dell’1,13 per cento.
Nessun rimbalzo invece sul fronte obbligazionario dove l’imperativo resta quello di vendere. Titoli di Stato tedeschi in testa. Ieri i rendimenti dei Bund a 10 anni hanno rivisto la soglia dell’1% sui livelli di settembre 2014. Un traguardo che arriva dopo un crollo partito circa due mesi fa (quando il decennale tedesco rendeva quasi zero) innescato dalla ripresa delle aspettative di inflazione nell’area euro. I positivi dati sull’andamento dei prezzi ad aprile e maggio hanno allontanato il rischio deflazione alimentano l’aspettativa che il Quantitative easing, che la Bce ha adottato proprio per fronteggiare questo rischio, sia destinato a non durare a lungo.
Ieri peraltro la Germania è tornata a rifinanziarsi sul mercato primario con un’asta da 4,05 miliardi di Shatz biennali. Un collocamento che ha visto i rendimenti, seppur sempre sotto zero, risalire da -0,21 a -0,16 per cento. Sul mercato secondario i tassi biennali tedeschi sono ritornati sopra il tasso di deposito della Bce (-0,2%) e quindi sono potenzialmente acquistabili da parte dell’Eurotower nell’ambito del Quantitative easing. La Bce, lo ricordiamo, ha messo il limite del tasso di deposito per poter acquistare titoli con rendimenti negativi. Nei primi mesi dell’anno una buona fetta dei titoli di Stato tedeschi viaggiava sotto questa soglia quindi era di fatto inacquistabile. Il fatto di comprare e poter rivendere alla Bce potrebbe aver influito sulla buona domanda all’asta Shatz: il rapporto di copertura è passato da 1,6 a 1,9 volte.
Giornata di aste anche per il Tesoro italiano ieri impegnato con il collocamento di BoT a 12 mesi. L’asta è andata a segno e sono stati raccolti senza problemi 6,5 miliardi di euro ma il rendimento medio è passato dallo 0,027% del collocamento di maggio allo 0,061%, ai massimi da marzo. La domanda è stata pari a 1,74 volte l’offerta contro un rapporto di copertura di 1,81 volte registrato al precedente collocamento.
Andrea Franceschi, Il Sole 24 Ore 11/6/2015