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 2015  giugno 11 Giovedì calendario

GERMANIA PIÙ MORBIDA SULLA GRECIA

Bruxelles
Con nuovi incontri al vertice ieri qui a Bruxelles, a margine di un summit tra l’America latina e l’Unione europea, l’establishment comunitario ha cercato di sbloccare la crisi greca. Nonostante le numerose incomprensioni, le trattative tra Atene e i suoi creditori internazionali proseguono, tanto il contesto finanziario induce a una intesa. A questo riguardo, la Banca centrale europea ha deciso di aumentare nuovamente i prestiti d’emergenza al sistema bancario greco.
Dopo il nervosismo dei giorni scorsi, ieri è stata la giornata degli incontri al vertice. Nel pomeriggio il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha discusso con il premier greco Alexis Tsipras. Il portavoce Margaritis Schinas ha definito l’incontro “amichevole”: hanno deciso di «continuare a lavorare insieme» con l’obiettivo di raggiungere «un accordo condiviso con i 19 paesi della zona euro». I due si rivedranno oggi.
Il tono è sembrato leggermente più sereno di solo qualche giorno fa (si veda Il Sole/24 Ore di ieri, ndr). Successivamente, Tsipras ha incontrato anche la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande. A tarda sera, l’incontro era ancora in corso. «Il messaggio ai greci sarà: dovete continuare i negoziati con le tre istituzioni», ha detto la signora Merkel prima dei colloqui, riferendosi al ruolo della Commissione, del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea.
Voci rilanciate dall’agenzia di stampa Bloomberg hanno spiegato che la Germania sarebbe pronta ad accettare che la Grecia metta in campo almeno una grande riforma per concedere nuovi aiuti finanziari. Un portavoce tedesco ha definito la voce “pura invenzione”. Peraltro, non era chiaro neppure di quale riforma economica il governo tedesco semmai si accontenterebbe. In ballo ci sono nuovi aiuti per 7,2 miliardi di euro, provenienti dal memorandum in scadenza alla fine di giugno.
Finora, Berlino ha sempre chiesto alla Grecia l’adozione piena e completa delle nuove misure oggetto delle trattative, prima di poter sbloccare i fondi con un voto parlamentare che nessuno prevede facile. Al tempo stesso, la situazione per la signora Merkel è delicata. Da un lato non può ignorare le critiche alla Grecia di molti nel suo paese. Dall’altro, sa che nel caso di un fallimento di Atene la Germania subirebbe conseguenze finanziarie e sarebbe oggetto di critiche politiche.
L’ipotesi di un default è stata ventilata ieri sera da Standard & Poor’s, che ha abbassato il rating sul debito greco a CCC da CCC+, con outlook negativo: «In assenza di un accordo con i creditori, la Grecia probabilmente farà default sul debito commerciale in 12 mesi», ha spiegato l’agenzia aggiungendo che il ritardo del pagamento all’Fmi mostra che Atene dà priorità ad altri pagamenti rispetto agli obblighi sul debito.
Nel contempo, Benoît Cœuré, membro del comitato esecutivo della Bce, ha aperto la porta a una nuova ristrutturazione del debito greco: «Dobbiamo fare di più? La risposta – ha detto Cœuré – dipende dai termini di un accordo tra i creditori e le autorità nazionali». Che un eventuale accordo con la Grecia riesca a conciliare alla fin fine riforme economiche e riduzione del debito? Ancora difficile da dire.
L’incontro al vertice di ieri sera è giunto dopo una ennesima giornata concitata. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, nelle sue ultime proposte la Grecia ha incluso obiettivi di bilancio inferiori a quelli proposti dalle tre istituzioni che stanno negoziando in nome dei creditori internazionali: la Commissione Ue, la Bce e il Fondo monetario. Inoltre il governo Tsipras era fino a ieri contrario a tagli alle pensioni o a cambiamenti radicali del diritto del lavoro.
Sul fronte monetario, la stessa Bce ha aumentato di 2,3 miliardi a 83 miliardi di euro i prestiti di emergenza al sistema bancario greco. L’istituto monetario è alla ricerca di un delicato equilibrio. Sa di dover evitare il tracollo del settore finanziario in Grecia, ma non vuole né oberare la banca centrale nazionale da troppi debiti né dare l’impressione di assecondare Atene nei suoi negoziati con i creditori.
Beda Romano, Il Sole 24 Ore 11/6/2015