La Stampa, 11 giugno 2015
Missioni spaziali. Se il Pentagono vuole comprare razzi made in Mosca ma il Congresso non glielo permette. A cinque mesi dall’entrata in vigore della legge che impedisce di acquistare materiale russo per scopi strategici, l’Intelligence ne chiede a gran voce l’abolizione. Si tratta di missili ben collaudati, continuamente rinnovati ed estremamente economici ma la destra conservatrice repubblicana non ne vuol sapere. Anzi ora parla estendere il veto anche alla Nasa e agli usi civili dello spazio
Anche i ricchi piangono, se vogliono andare nello spazio. Al Pentagono, con il più alto budget Difesa al mondo, dicono di non avere abbastanza fondi per usare soltanto missili made in Usa per i loro satelliti spia.
Preferirebbero molto continuare a comprare, come facevano da più di quindici anni, interi razzi o parte di essi (soprattutto i motori, sviluppati anche in Ucraina) dai russi: materiale della eccellente tradizione sovietica, ben collaudati, ma ora continuamente rinnovati e a prezzi imbattibili.
Ma da quando Obama cerca di fare la faccia feroce con Putin, dopo l’annessione della Crimea, le cose sono cambiate. Il Congresso ha passato una legge che impedisce al Pentagono di comprare materiale russo per scopi strategici, in particolare missili per missioni segrete. I militari invece, cataloghi alla mano, dicono che ancora per molti anni il mercato interno Usa non sarà in grado di produrre lanciatori competitivi rispetto a quelli russi. Per cui, solo cinque mesi dopo l’entrata in vigore della legge, adesso ne chiedono con forza l’abolizione.
Apriti cielo. A partire dall’eroe del Vietnam, John McCain, presidente della commissione Difesa, sono proprio i senatori della destra conservatrice repubblicana, di solito i migliori amici del Pentagono, a sentirsi traditi da questo cinico realismo, e si oppongono a togliere il bando. Anzi, molti vorrebbero estenderlo alla Nasa e agli usi civili dello spazio, compresi i voli umani alla Stazione Spaziale, attualmente monopolio russo (spero che AstroSamantha, se mi legge lassù, non si preoccupi del suo biglietto sulla Soyuz, già pagato per tornare a casa...).
Proprio McCain ha insinuato che Vladimir Putin avrebbe interessi personali nelle compagnie che commercializzano vettori e motori russi. In particolare, in Npo EnergoMash, che si aspetta dal Pentagono ordini per oltre 300 milioni di dollari. Chissà se è vero. Un altro falco repubblicano, Duncan Hunter, anch’egli nella commissione Difesa e forse un po’ nostalgico, ha semplicemente detto: «Ma ve l’immaginate una corsa allo spazio con noi che usiamo vettori russi?».
Il Pentagono però ha forti alleati. Sono i classici fornitori della Difesa, tipo Lockheed e Boeing, che al momento buono avevano stretto grosse alleanze commerciali con l’impero spaziale russo, in disfacimento ed in vendita a buon mercato. Lockheed Martin, per esempio, negli Anni 90 fece una lucrosa partnership proprio con EnergoMash per lo sviluppo di lanciatori, mascherandola da «dividendo della pace». E si sa che nel Congresso i giganti aerospaziali sono lobbies che contano, un po’ come Finmeccanica da noi.
Contro i falchi della Commissione Difesa sono schierati, incredibilmente, il ministro della Difesa, Carter, e il direttore della «Intelligence», Clapper. In una lettera a quattro mani dicono che il Pentagono avrebbe gravi difficoltà nell’accesso allo spazio, e questo anche per le più delicate missioni di spionaggio. Che invece i russi, con grande invidia Usa, senza dir niente a nessuno possono mettere in orbita a loro agio.