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 2015  giugno 11 Giovedì calendario

Premio Strega, con 140 voti la Ferrante entra in finale e questa volta anche un piccolo editore come E/O può vincere. Con lei ci sono Lagioia (182 voti), Covacich (157), Genovesi (123) e Santagata (119). Fuori gli outsider Zerocalcare e Capossela

Una bella notizia: Elena Ferrante è tra i finalisti della sessantanovesima edizione dello Strega. Una bella notizia perché il libro merita, per il premio e perché è uno tra i libri più internazionali che abbiamo. Forse stavolta un piccolo editore può giocarsi la finale. Grazie a una rimonta, Storia della bambina perduta (E/O) ce l’ha fatta, arrivando terza con 140 voti. Guida la cinquina Nicola Lagioia con 182 voti (La ferocia, Einaudi). Secondo Mauro Covacich con 157 voti (La sposa, Bompiani).
Non c’è stato dunque bisogno del ripescaggio, previsto dal nuovo regolamento. L’attuale sistema di voto con tre preferenze ha assicurato alla Ferrante l’ingresso in prima battuta tra i finalisti. Quarta posizione per Fabio Genovesi con 123 preferenze ( Chi manda le onde, Mondadori) e quinto Marco Santagata con 119 voti ( Come donna innamorata, Guanda).
Lo spoglio dei voti degli Amici della Domenica e dei lettori forti delle librerie indipendenti (in tutto 1209 preferenze) è avvenuto come di consueto nella sede romana della Fondazione Bellonci, condotto da Francesco Piccolo. Prima degli esclusi Clara Sereni con 104 voti. Fuori anche Vinicio Capossela (59 voti) e Zerocalcare (70 voti), che non ha avuto la fortuna di Gipi Sono stati i lettori comuni a premiare la Ferrante, che ha collezionato dieci voti collettivi su sedici. Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci commenta: «I lettori amano Elena Ferrante. L’autrice ha ricevuto anche un gran numero di voti della giuria dei sessanta lettori forti». Il che vuol dire che, insieme a Nicola Lagioia, il più votato dai giurati delle librerie indipendenti, Ferrante ha incassato molte delle preferenze di chi non è legato a doppio nodo al mondo dell’editoria. Tra i giurati rimane però la diffidenza per una scrittrice pop percepita come estranea al loro ambiente. La marziana Ferrante, la scrittrice senza volto, trascinata da Roberto Saviano a sparigliare le carte di un gioco dai meccanismi paludati, continua dunque la sua corsa verso il Ninfeo di Villa Giulia (la finale sarà il 2 luglio).
Equidistante il commento di Tullio De Mauro, presidente della Fondazione: «Il significato dell’entrata tra i finalisti della Ferrante? È lo stesso dell’entrata di un qualsiasi altro libro in concorso». Anche i superfavoriti non si sbilanciano. Covacich: «Provo sentimenti positivi, siamo un gruppo di persone civili». Lagioia: «Rispetto tutti i miei avversari, non solo la Ferrante». E a una domanda sulla scrittrice, l’autore de La ferocia prende a recitare in inglese l’incipit del Macbeth, che guarda caso ha a che fare con le streghe. Tradotto: «Quando noi tre ci rivedremo ancora? Con tuono, lampo o pioggia? Quando, allora?».
Tra gli editori, Elisabetta Sgarbi mostra fair play : «Ero sicura che non ci sarebbe stata, per il bene del Premio, una finale senza Ferrante, al di là dei timori dell’autrice e dell’ottimo editore. Con o senza la Ferrante, dal punto di vista letterario, è questione non diversa da “con o senza” Marasco, o Mizzau o Covacich o Lagioia. Ma è innegabile che la gara, senza la Ferrante, perderebbe un po’ di effetti speciali e un po’ di code polemiche, componenti essenziali dello Strega».
Ora però la strada è in salita. Il nuovo regolamento ha aiutato a garantire il posto a un piccolo-medio editore, ma le votazioni della finale continueranno a funzionare come sempre e ognuno dei 460 membri del corpo elettorale avrà diritto a un solo voto. Sandra Ozzola, editrice E/O, non nasconde alcune perplessità: «Siamo molto contenti. Consapevoli però che al Ninfeo di Villa Giulia si rimetterà in moto il solito meccanismo dello Strega. Rimarrà difficile per un grande autore pubblicato da un editore indipendente, si tratti della Ferrante o di chiunque altro, vincere la competizione». Il meccanismo è quello noto, quello che ha portato il Premio ad essere colonizzato dai grandi gruppi editoriali. Col risultato che assistiamo da anni all’alternanza sul podio tra Mondadori e Rcs. E in caso di fusione tra i gruppi si passerà al monopolio. «Non credo che lo Strega morirebbe in caso di fusione Mondadori-Rcs», dice il ministro Dario Franceschini arrivando a casa Bellonci, «ma sicura- mente diventerebbe ancora più difficile per chi è fuori dai grandi gruppi avere una chance».
È evidente che allo Strega non è in ballo solo l’onore ma interessi concreti e vendite moltiplicate in caso di vittoria. In questi giorni sono tornate in auge in chiave anti-Ferrante vecchie categorie: la distinzione tra letteratura alta e bassa, lo stereotipo della scrittura femminile, il feuilleton. Luoghi comuni tutti italiani indagati in un recente articolo sulla “febbre Ferrante” negli States apparso su Public Books a firma di Rebecca Falcon.
Storia della bambina perduta arriva al Ninfeo con 64 mila copie vendute (dati forniti dall’editore). Arriva insieme a un nuovo giallo sull’identità della scrittrice, segnalato ieri su Facebook da Petrocchi. Nel carteggio con Maria Zambrano ( A presto, dunque, e a sempre, Archinto), si legge che Elena Croce usò in alcuni articoli lo pseudonimo Elena Ferrante. Cosa non strana, per la figlia di Don Ferrante, nom de plume di Benedetto Croce. I piccoli editori approdati in finale allo Strega non hanno mai superato il quarto posto. Chissà se quest’anno assisteremo a una sfida a tre Lagioia, Covacich e Ferrante. «Quando noi tre ci rivedremo ancora?», chiede una strega del Macbeth. L’altra risponde: «Quando sarà finito il parapiglia, e sarà vinta o persa la battaglia». Clara Sereni, prima degli esclusi, dice: «Mi dispiace un po’ ma stanotte dormo serena».