Giulio Di Feo, La Gazzetta dello Sport 11/6/2015, 11 giugno 2015
SAMPAOLI, L’ALTRO LOCO. IL CILE HA UN NUOVO PROFETA
Fosse uno spot elettorale, andare in panchina con la tuta saprebbe molto di uomo del fare, di presidente operaio, di aggiustatutto. Lui, Sampaoli, non ha mai fatto diversamente. Pare una mise modesta per l’uomo a cui il Cile più rampante di sempre chiede di portare la sua nazionale più rampante di sempre alla vittoria, ma significa campo ed è l’unica che conosce. E in più ci mette idee, passione, disciplina, dettagli temperati a punta di una matita. «Vedrete un Cile diverso da quello dei Mondiali, abbiamo sviluppato tanti modi di approcciare la partita. L’Ecuador è tosto, veloce, attacca gli spazi. Ma ho ottime sensazioni, non vedo l’ora che si giochi», fa alla vigilia del suo esordio in Copa America.
MAESTRO Tra i mille eredi che hanno appioppato a Bielsa, Sampaoli è di sicuro il più credibile. E non solo per il calcio che propone. Come il Loco, non ha un gran passato da atleta: giovanili del Newell’s, carriera finita a 20 anni causa infortunio. Così comincia a studiare, il calcio e il suo modello: «Correvo con il walkman, ma invece della musica avevo le cassette delle conferenze stampa del Loco», raccontò. Inizia dalle squadre di periferia: un giorno è squalificato, ma sale su un albero di fianco al campo e dirige da lì. Segnalano l’impresa al presidente del Newell’s, che colpito gli affida l’altra sua squadra, l’Argentino in terza serie: il Boeing Sampaoli parte da qui. Bielsa a Marsiglia vede le partite sul cubo del Gatorade e a gara finita va al McDonald’s. Sampaoli ad antidivismo manco scherza: all’Universidad de Chile gli offrono anche un’auto nuova e una villetta di lusso, lui affitta a sue spese un monolocale e prende un’auto usata sugli annunci. In cambio la U ha avuto tre anni di calcio non convenzionale, bello, vincente, rischioso e meticoloso come quello del maestro.
LA ROJA Bielsa non dà interviste ma quando inizia può parlare ore intere. Sampaoli ogni tanto si concede, ma allo stesso modo rifugge le banalità: «Ci sono due stati mentali in cui possiamo entrare – ha fatto ieri – la paura di perdere e l’attesa della vittoria. Se entriamo nel secondo, sarà una bella Copa America». La preparazione ha accentuato la sua aura di «locura»: ritiro monastico, playstation modificata per l’apprendimento (il suo assistente Flores giocava online con Medel e gli altri mentre lui spiegava loro come muoversi), irruzione di droni al campo e strade blindate. Ora parlerà il campo, dove Sampaoli prepara un Cile d’assalto con Vidal nei tre di mediana e Valdivia a inventare dietro Sanchez e Vargas. Nella scorsa conferenza stampa, tecnica a parte, chiarì pure come li vuole: «Undici kamikaze», frase che rimbomba in tutte le chiacchiere a tema nazionale. Vidal ribadisce: «Dite che siamo la miglior generazione del calcio cileno? Bene, è il momento di dimostrarlo. Siamo all’altezza delle altre big, e poi giochiamo in casa…».