Libero, 11 giugno 2015
Facci e i canzonettari di destra e di sinistra, in un paese dove non c’è più destra e dove non c’è più sinistra. Dove senza riferimenti resta solo uno stramaledetto target, fatto di multiculturati sottoacculturati
Non posso credere che a metà del 2015 escano ancora articoli su «sinistra e canzone d’autore». Tutto perché Roberto Vecchioni ha speso parole positive per Giorgia Meloni: tanto da meritarsi, appunto, il milionesimo e ingenuo articolo di Andrea Scanzi (Fatto Quotidiano) che ogni tanto fatica a scrollarsi di dosso il suo provincialismo aretino; la milionesima mappatura, ossia, di canzonettari e addirittura «intellettuali» di sinistra e di destra in un tempo in cui non c’è più sinistra e non c’è più destra, intese, almeno, come target di riferimento, ciò che erano per «artisti» che spesso non fecero che seguire l’onda. Ora c’è il target e basta, genericamente antipolitico: e liberi tutti. E sapete chi l’ha data la spallata finale? Ancora lui, il demonio, Berlusconi: principalmente nelle sue tv, ma anche a Radiodeejay, nella Varia Mondadori, nell’Einaudi più frizzantina, nei circuiti Medusa, laddove si fabbrica lo stordimento dello stare insieme, il riflesso condizionato da assembramento, quel genere di utente che vota più per i talent che per le elezioni politiche. In Italia c’è ancora un ampio segmento di multiculturali sottoacculturati – di indistinguibili del primo maggio, di utenti Feltrinelli, di pubblicitari che leggevano il Manifesto e ora leggono il Fatto, di gente che fece vincere Prodi perché viaggiava in pullman, di gente che Freccero è un genio e la Ferilli è intelligente – che si credono sinistra e fingono di non saperlo, ma sono solo uno stramaledetto target.