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 2015  giugno 11 Giovedì calendario

ITALIANO INTRADUCIBILE IN TEDESCO

Berlino
Ho letto la recente intervista di Raffaele Cantone, il presidente dell’authority anticorruzione, sul caso De Luca, eletto presidente della regione Campania. Sarebbe impossibile, o molto difficile, tradurla in tedesco. E se riuscissi a tradurla, i miei amici di Berlino non comprenderebbero. Come si fa a essere candidabili ma non eleggibili? E ho ascoltato su Youtube alcuni minuti dell’incontro di Cantone con Lilli Gruber. Sarebbe pensabile mostrare il filmato con sottotitoli su una tv in Germania? Anch’io ho studiato legge, e sono stato allievo (da esterno) dei gesuiti al Gonzaga di Palermo, lo stesso del sindaco Leoluca Orlando. E sono stato allenato a sostenere una tesi e, subito dopo, l’esatto contrario. Ma certe contorsioni diventano improbe nella lingua di Frau Merkel. Una prova da fare, se si ha qualche dubbio su quel che si scrive, è tentare di tradurre qualche riga in un’altra lingua. Se non ci si riesce, vuol dire che il proprio pensiero non è chiaro.
Sfogliare un dizionario può essere divertente e appassionante come leggere un romanzo. E serve a capire le differenze tra il nostro paese e la Germania meglio di qualsiasi saggio sociologico o politico. La nuova edizione dello Zanichelli italiano-tedesco e, ovviamente, viceversa, come uno specchio riflette la distanza tra Roma e Berlino. Chi siamo, come viviamo, come cambiamo. Se una parola non si riesce a tradurre, o solo con una frase di un paio di righe, significa che tra tedeschi e italiani c’è un problema. Ancor più attenti si deve stare quando la traduzione appare scontata: Grosse Koalition uguale grande coalizione? In apparenza. A Berlino è un patto tra due partiti su un programma dettagliato. A Roma diventa «inciucio». Che lo Zanichelli traduce in «fauler Kompromiss», un compromesso marcio, putrido. Ecco che un solo termine rivela la differenza abissale tra la politica italiana e quella della signora Angela.
«Abbiamo penato per rendere il termine “esodato”», mi dice Susanne Kolb, che vive da trent’anni a Firenze e ha curato con Luisa Giacoma la terza edizione del dizionario. Un termine che non si trovava nella passata edizione, che risale a cinque anni fa. Un periodo in cui sono avvenute molte cose in Italia, fra cui tre governi. «Ci siamo arresi», ammette Frau Kolb. «Per dare l’idea di che cosa significhi la sola parola “esodati”, abbiamo usato ben cinque righe». Semplicemente perché gli «esodati» in Germania non esistono e mai ci saranno: il patto sociale tra Stato e cittadino viene mantenuto da entrambe le parti. Se hai diritto alla pensione, non cambio le regole mentre si gioca. A Berlino hanno elevato il limite della pensione da 65 a 67 anni, ma spalmandolo su vent’anni. I diritti acquisiti non si cambiano. Una sola parola, e si scoprono due mondi.
Sull’altro fronte, troviamo Hartz IV da cui deriva il verbo nato da poco «hartzen», cioè vivere con l’assegno minimo di sussistenza, 399 euro al mese (più alloggio). È quello che Grillo vorrebbe introdurre chiamandolo reddito di cittadinanza. Allo Stato tedesco costa 50 miliardi di euro all’anno, per assistere quasi 7 milioni di cittadini. La Fornero, a chi le chiedeva perché noi non lo abbiamo, rispose: «Abbiamo il sole, e tutti si metterebbero in panciolle a gustarsi un piatto di spaghetti». Sarà.
E come tradurre Sozialtourismus? È stata la Unwort, la non parola, da non confondere con parolaccia, del 2013, scelta dall’Istituto di linguistica di Darmstadt. Per il 2014 si è scelto Lügenpresse, cioè stampa menzognera, tempi brutti per noi giornalisti. Sozialtourismus non si riferisce al turismo sociale ma ai disperati che, da altri paesi d’Europa, come Bulgaria o Romania, si trasferiscono in Germania nella speranza, appunto, di ottenere l’Hartz IV. Da un po’ di tempo giungono anche gli italiani. Sarebbe troppo bello se fosse vero. L’assegno va a chi ha lavorato regolarmente per qualche tempo. Un dizionario riflette gli andamenti economici e le trasformazioni del costume. I tedeschi scoprono un’altra parola che giunge da Roma: rottamatore. A Berlino, il toscano Matteo Renzi diventa der Verschrotter.
Troviamo Lebenspartnerschaft, unione di fatto, ma in Germania non si specifica tra chi. I matrimoni tra omosessuali sono scontati, nessuno si scandalizza ma, più che un matrimonio, sono dei patti, e qualcosa in meno c’è sempre. Una coppia classica ha diritto a uno sconto fiscale, gli altri ancora no. Se ne sta occupando la Corte costituzionale.
Ogni due anni il Goethe Institut organizza le Olimpiadi del tedesco, a cui partecipano i migliori studenti che giungono da ogni parte del mondo, dall’Islanda allo Sri Lanka. Come ci siamo piazzati? Nessuno dei nostri ragazzi è stato selezionato per la Olympiade. Un buon dizionario può servire a vincere, almeno a partecipare. E magari a trovare un posto di lavoro: 25 mila giovani sono giunti di recente a Berlino in cerca di una chance, ma pochi parlano tedesco e sono costretti a tornare a casa. I ragazzi italiani continuano ad accumulare stage, naturalmente non pagati, e fanno collezione di master. Perché non dedicarsi allo studio del tedesco che, almeno per i prossimi anni, garantirebbe di trovare un’occupazione?
Roberto Giardina, ItaliaOggi 11/6/2015