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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

I SOFTWARE, CONCEPITI PER LIBERARCI DA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVE, CI HANNO FATTO DIVENTARE, DI FATTO, AMMINISTRATIVI A PIENO TEMPO

David Graeber è un antropologo, ispiratore principe del movimento «Occupy Wall Street», ha appena pubblicato un libro («The utopia of rules») sulla burocrazia. La bellezza di questo libro è che smantella senza pietà molte delle nostre credenze. Salvo i burocrati, e i loro famigli, tutti disprezzano burocrati e burocrazia, in realtà non ci siamo accorti che la burocrazia si è fatta acqua, a volte pulita, a volte sporca, e in quest’acqua tutti noi nuotiamo, anzi da essa ci sentiamo protetti. E non ci chiediamo neppure se forse non stiamo diventando anfibi. Ci fu un’epoca in cui la civiltà divenne tale, grazie proprio alla burocrazia.
Nell’antico Egitto i faraoni poterono costruire le Piramidi con le sole due tecnologie che disponevano: la leva e il piano inclinato, ma non ci sarebbero riusciti se non avessero messo a punto un software geniale. Questo consistette in una serie di norme e procedure per suddividere molte attività complesse in milioni di operazioni elementari, da assegnare a ogni operaio, a sua volta costruito attraverso un processo di formazione geniale, che lo trasformò da bracciante agricolo in operaio. Industrializzazione e taylorismo ante litteram. Così le Piramidi furono costruite con le tecnologie disponibili (due) e un innovativo software, quest’ultimo proposto e posseduto dal Faraone.
Ci stiamo riavvicinando all’antico Egitto? Graeber smantella la teoria secondo la quale la creazione, nel ’700, del moderno stato sociale debba essere assegnata a élite democratiche illuminate: niente di tutto questo, invece. Il merito va ad associazioni operaie, cooperative, organizzazioni di quartiere. L’innovazione si fa governance ed è basata sul sistema postale, il paese guida sarà la Germania imperiale.
L’impero assegnò a un privato, la famiglia von Thurn und Taxis, il monopolio del nascente sistema postale. Costoro, malgrado fossero baroni, fecero un buon lavoro, al punto che la Prussia, per farlo crescere, lo nazionalizzò. Il Governo fece enormi investimenti, per cui, prima della fine dell’800, il servizio postale tedesco aveva un efficienza paragonabile, mutatis mutandis, alle mail odierne. La consegna della posta avveniva 5-9 volte al giorno, il sottosuolo di Berlino aveva decine di chilometri di tubi pneumatici che, grazie all’aria compressa, consegnavano lettere e piccoli pacchi all’istante (altro che Amazon, e i suoi droni).
Lenin studiò a fondo il sistema postale tedesco e l’organizzazione dell’Urss fu modellata su di esso: « organizziamoci come le poste tedesche, i tecnici, i sorveglianti, i contabili, i funzionari, siano retribuiti con uno stipendio non superiore al salario dell’operaio, siano sotto il controllo e la direzione del proletariato armato ».
Il comunismo sovietico come ufficio postale? Geniale. Dopo cento anni nasce una nuova infatuazione, proviene anch’essa da una tecnologia «militare e statuale» (Internet), questa volta dagli Stati Uniti, si diffonde rapidamente, acquisendo fama di grande efficienza. Poiché si basa su principi diversi dal libero mercato viene subito cavalcata dai movimenti radicali, ma, al contempo, diventa pure uno strumento di controllo per governi autocratici, come quello americano.
A noi restano gli sfridi: a) subire infinite e sconce forme di pubblicità; b) ricevere impressionanti quantità di documenti (scartoffie) inutili e indesiderati.
Suggestive le conclusioni che si possono trarre dalle riflessioni di David Graeber. Nel ’700-’800 l’innovazione trasformò la maggior parte dei cittadini in lavoratori industriali a tempo pieno, oggi tutti i software nati per sollevarci da responsabilità amministrative ci ha fatto diventare amministrativi a tempo pieno, quindi burocrati in purezza.
È esattamente ciò che i supermanager del ceo-capitalism desideravano. Al contempo, ci fanno capire che non è più tempo di grandi sogni, dobbiamo consolidare l’esistente per massimizzare i profitti (loro), mentre «App» sempre più idiote sedano (noi). In fondo, è l’idea di Lenin: facendo lavori ripetitivi e idioti dobbiamo avere pieno impiego e salari minimi (chi non ha neppure quello, si accontenti del reddito di cittadinanza).
A tutto il resto ci pensa la Nomenklatura.Un libro affascinante, peccato che non ci sia più Totò.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 10/6/2015