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 2015  giugno 10 Mercoledì calendario

Caos Forza Italia, l’ultimatum di Verdini a Berlusconi. L’ex coordinatore chiede un’opposizione morbida e un posto in segreteria: «Oppure sarà scissione». Il Cavaliere non ci sta: «Perdo la faccia se rilancio il Nazareno». Intanto chiude la sede di San Lorenzo in Lucina

L’ultimatum è sul tavolo. «Presidente, ti propongo la linea di un’opposizione costruttiva. E ti chiedo di non emarginarci dal partito». Palazzo Grazioli, ore ventuno. Silvio Berlusconi ascolta infastidito Denis Verdini. Fedele Confalonieri e Gianni Letta, invece, annuiscono. Loro tifano per un nuovo patto con Palazzo Chigi. In fondo, suggeriscono all’ex premier, le due clausole proposte sono ragionevoli. Punto primo: varo immediato di una segreteria politica a cinque, con dentro Verdini e un’altra colomba come Paolo Romani, ma anche Giovanni Toti, Renato Brunetta e Maria Rosaria Rossi. Punto secondo: un’opposizione morbida che garantisca ai “moderati” azzurri di votare con il governo tutte le volte che lo riterranno opportuno. Sulla scuola, sulla riforma costituzionale, più o meno su tutto. Altrimenti? «Noi non abbiamo deciso nulla – si lascia sfuggire il verdiniano Ignazio Abrignani, occhi negli occhi con un collega ma sulla linea di Denis ci sono più di dieci senatori e altrettanti deputati». Altrimenti, insomma, c’è la scissione. Prima al Senato e solo dopo a Montecitorio, perché è nella camera alta che si gioca il futuro della legislatura.
A tarda sera il summit prosegue. Berlusconi non ha voglia di mediare. «Non posso rilanciare il patto del Nazareno, perdo la faccia», spiega a Verdini. «Decidi tu, comunque. Se vuoi andare con Renzi, sappi che non sarò io a trattenerti». Ci sarebbe sul tavolo anche un divorzio consensuale, un vecchio progetto partorito quando il rapporto tra i due era simbiotico: nuovi responsabili si staccano per tenere in piedi la legislatura, mentre Berlusconi continua a proclamarsi leader dell’opposizione intransigente. Il cerchio magico di Giovanni Toti, Deborah Bergamini e Maria Rosaria Rossi, in ogni caso, lavora incessantemente per il conflitto. E martella il capo: «Lascia che vada, al rilancio ci pensiamo noi». Per loro Verdini può contare su numeri ridicoli: «Lo seguiranno giusto D’Alessandro, Mazzoni, Parisi e D’Anna». La realtà è a meta strada tra la propaganda delle due fazioni. L’elenco dei transfughi è stato curato personalmente da Verdini, nel corso di un pomeriggio trascorso a incontrare parlamentari nel suo studio di San Lorenzo in Lucina. I numeri, ballerini, oscillano su e giù rispetto alla soglia dei dieci senatori. Sono parlamentari poco noti al grande pubblico, alcuni sono iscritti al gruppo di Gal. Amici dell’ex coordinatore, ma anche di Saverio Romano, che continua a lavorare per una ricomposizione tra Fitto e Verdini. Missione non impossibile, però ostinatamente osteggiata da pasdaran fittiani come Daniele Capezzone.
Un nuovo strappo interno non sembra preoccupare Berlusconi. L’ex Cavaliere ha appena venduto a una cifra astronomica il 48% del Milan e continua a progettare la sua exit strategy. Anche in politica, come si è lasciato scappare nel corso del lungo incontro pomeridiano con lo stato maggiore del partito. Liquiderà progressivamente Forza Italia, riducendola a una bad company. Lancerà forse qualcosa di più piccolo, sicuramente di diverso. Con volti nuovi, promette. E i conti? La tesoriera Rossi li illustra a Grazioli come sono, problematici. La cassa integrazione ha evitato i licenziamenti. E il percorso del risanamento – giura – è avviato, anche se parecchi parlamentari non pagano le quote al partito. Gli sforzi, comunque, non eviteranno un passaggio ormai obbligato: la chiusura della sede di San Lorenzo in Lucina. Berlusconi, intanto, si prepara a incontrare stasera a Roma il vecchio amico Vladimir Putin. Non sarà l’unico, perché è probabile che il presidente russo riceva anche un nuovo amico: Matteo Salvini.